Australai a 40 anni
guida pratica per trasferirsi Down Under con la famiglia
Isabel Giustiniani
Da quando vivo in Australia, mi capita spesso di sentirmi rivolgere frasi del tipo: “Fortunata te che sei in Australia!”, oppure “Piacerebbe anche a me venire a vivere lì, ma come faccio? Io ormai tengo famiglia”.
L’impressione che mi sono fatta nel tempo è che ci sia, da parte di molti, un atteggiamento fatalistico sull’argomento, quasi che la possibilità di trasferimento in questo Paese fosse una questione di “chiamata del Destino” riservata a pochi eletti.
Emigrare in Australia è davvero così difficile?
Ni.
Diciamo che è diventato un po’ più difficile dall’aprile dell’anno scorso, da quando cioè il primo ministro Malcolm Turnbull ha dato annuncio che il sistema di visti australiano sarebbe andato incontro a una ristrutturazione per adeguarsi alle esigenze di un Paese e di una società in rapida evoluzione.
L’Australia, terra d’immigrazione per antonomasia, accoglie da sempre un elevato numero di immigrati: numericamente parlando si va dai circa 52.000 posti annuali dell’inizio degli anni '80 per arrivare all’odierna pianificazione di 190.000 posti nell’esercizio 2017-18. E questo solo per quanto riguarda il programma di migrazione permanente. Anche la migrazione temporanea è aumentata negli anni, con quasi 8,5 milioni di visti temporanei concessi nello scorso esercizio 2016-17.
Per il prossimo futuro è previsto che gli attraversamenti di frontiera crescano dai quasi 40 milioni annuali attuali fino a raggiungere quasi 50 milioni entro il 2020.
Senza dubbio sono cifre importanti. Ma come la pensa il governo australiano in merito a visti e immigrazione?
Il Department of Immigration and Border Protection afferma:
Australia’s Visa System needs to be efficient in facilitating the arrival of people who have a legitimate purpose for coming to Australia, be it for tourism, study or as an entrant under the permanent migration programme. It also needs to be robust in protecting Australia from those who have no legitimate purpose or who could even wish to do us harm.
Australia's migration settings and underlying visa system must meet our nation’s needs. As a nation built on migration, it is important that the public has confidence that migration is being managed well.
Limpido, cristallino e… condivisibile. In fondo chi emigra in Australia cerca proprio una qualità della vita migliore sotto tutti gli aspetti, di cui quello economico spesso non è neppure il più importante.
Attualmente ben un quarto degli australiani non è nata sul suolo d’Australia.
Questo Paese è giovane, relativamente parlando, ed è costruito sull’immigrazione. Nessuno viene guardato con sospetto per il semplice fatto di essere “straniero”. In questa terra arrivano quotidianamente persone da tutti i Paesi del mondo e c’è nei confronti degli overseas un atteggiamento più rilassato. Perché? Perché gli australiani sono speciali e più buoni? Qualcuno resterà deluso nell’apprendere che la spiegazione è invece molto più prosaica ed è conseguenza dell’esistenza di un Visa System che funziona. Quando si stringe la mano a un nuovo arrivato si è già sicuri che questo ha le carte in regola, a partire dalla fedina penale pulita, ed è passato attraverso tutte le maglie del Dipartimento dell’Immigrazione (letteralmente ai raggi X, visto che chiedono, tra le altre cose, anche la radiografia toracica). Si sa, inoltre, che questa persona sta attivamente contribuendo al benessere della società con la sua professionalità (fosse anche un addetto a raccogliere le foglie dai giardini comunali). Un sorriso e l’offerta di una birra da condividere non mancano mai.
Andare a vivere in Australia è possibile, ma è un percorso che richiede tempo e pazienza. Quando mi riferisco al concetto di vivere in Australia non intendo l’esperienza di soggiorno provvisorio come quello che possono fare gli under 31 (per ottenere il cui visto di ingresso ci vogliono solo pochi giorni), ma proprio tutte le procedure necessarie per potersi trasferire nella Terra dei Canguri a tempo indeterminato. Io stessa ho iniziato le pratiche per poter emigrare con la famiglia un anno prima di riuscire a mettere piede qui.
Non dirò che il viaggio da compiere sia semplice o breve, perché non lo è affatto, ma posso assicurare che è una strada disseminata di segnaletica eloquente che aiuta l’aspirante migrante a orientarsi.
Il mio lungo sguazzare nella burocrazia australiana, unito al genuino interesse dimostrato da molte persone di intraprendere un percorso simile, mi ha fatto nascere l’idea di scrivere questa guida.
Essendo inoltre moglie e madre, e ricordando con quanta apprensione ho cercato a lungo informazioni ed esperienze di emigrazione “con famiglia”, sono stata assillata da preoccupazioni aggiuntive rispetto a quelle delle giovani coppie o dei single che desiderano affrontare l’esperienza australiana. Ho deciso quindi di rivolgere questo manuale di consigli pratici soprattutto ai quarantenni, cioè a coloro che si trovano in un’età in cui hanno partner e figli e che possiedono un bagaglio formativo e di esperienza professionale almeno di qualche anno.
Il linguaggio che ho deciso di adottare è semplice, diretto e colloquiale, come se ci trovassimo assieme a bere una birra sotto il portico mentre prepariamo il barbecue guardando l’oceano.