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Polvere d'azzurro

Marina Innorta

Marzo 1541
Da Alessandro Cesati
A Pieter Grimmer pittore in Roma
Messer Pieter,
il vostro cammeo è pronto, potete venire a prenderlo quando vi è comodo, oppure mandate anche un garzone, purché rechi con sé una lettera scritta di vostro pugno e me la lasci quale ricevuta. Ho eseguito l’intaglio come meglio ho potuto giacché, come vi dissi, la pietra che mi avete portato era troppo piccola per il disegno, bellissimo e grandemente rifinito, che volevate raffigurato. Ne ho fatto un modello in cera e ho mantenuto intatti la linea dritta del naso e i ricci che scendono fino alle spalle della Venere, e poi ho lavorato la pietra usando il più fine dei miei scalpelli.
Se mi è permesso darvi un consiglio, fatelo legare da un bravo orefice, che ne faccia un ciondolo da infilare in una catena, che sia sottile però, una grossa non si addice alla fattura delicata della gioia, e fate aggiungere un paio di piccole perle nella anella inferiore, come è d’uso. Se lo ritenete, posso indicarvi io un orefice molto pulito e diligente. Credo, e spero, che siate contento dell’opera mia.
Alessandro Cesati, Maestro della Zecca Pontificia


***
Novembre 1553
Da Iacopo dell’Anguillara
Mio caro Pieter,
sono passati molti anni dal vostro soggiorno in Roma e sempre mi dolgo che questa lontananza mi privi della vostra amicizia, e voglio che sappiate che non perdo occasione di chiedere vostre notizie ogni volta che è possibile. Non molto tempo fa, durante i festeggiamenti per il matrimonio di mia cugina, la duchessa di Ceri, ho incontrato Lionardo Micceri, pittore fiorentino, di ritorno da un viaggio nelle Fiandre, il quale dice di avere lavorato qualche mese nella vostra bottega e ha avuto per voi infinite cortesie e lodi. Ha riferito anche che siete in salute, e lo stesso vostra moglie Agnes e i vostri due figliuoli e che il lavoro non manca. Sono stato davvero assai lieto di avere così buone nuove, e anche mia cugina Portia, che pure non vi ha conosciuto ma ha sentito molto parlare di voi, si è assai rallegrata.
Ora, io vi scrivo al riguardo di Bernardino, il figliuolo della nostra Camilla, il quale ha oramai undici anni e non può più stare al convento. La badessa mi ha ribadito che per quanto ella sia grata della pigione che pago per Camilla, Bernardino è oramai troppo cresciuto e per nessuna ragione può continuare a dimorare con le consorelle.
Tempo fa Camilla mi chiese di procurare a Bernardino gli strumenti per il disegno perché le era sembrato che al fanciullo piacessero alcuni ritratti che si trovano appesi nel corridoio del monastero. Così le ho portato fogli di carta, e matite rosse e nere, che subito Bernardino ha nascosto sotto al letto nella sua celletta, in una scatola di legno dove conserva quei pochi giocattoli che le monache gli hanno consentito di tenere. Nei mesi si è esercitato molto con il disegno e pur non avendo avuto alcun insegnamento, a me pare che abbia una buonissima mano. Si esercita con grandissima volontà nel ritrarre cose naturali, ma stando in convento non ha possibilità di studiare le pitture dei maestri eccellenti e nemmeno le statue antiche. Malgrado questo, a me sembra di vedere in lui una chiara inclinazione di natura e Camilla mi ha espresso più volte il desiderio che Bernardino possa andare in qualche bottega per imparare il disegno e il colorito dell’arte.
Intanto gradirei conoscere la vostra opinione. Il disegno che vi mando assieme a questa mia è il ritratto di Angiolina, la figliuola di una vedova che da poco si è ritirata in convento, la quale ben volentieri si è prestata a posare con la bibbia in mano per farlo contento. Vedete quei segni che Bernardino ha aggiunto sul tavolo, alla sinistra della fanciulla? Gli ho domandato cosa fossero, e lui ha risposto che se avesse potuto adoperare i colori lì sarebbe stato un bel drappeggio di colore azzurro. Ho voluto sapere perché proprio quel colore, ed egli ha detto che bene si univa al colore dell’abito di Angiolina, simile a quello di una pesca matura, e ha aggiunto che l’azzurro oltremarino è il più nobile, bello e perfettissimo tra tutti i colori. Ammetto di essere rimasto meravigliato dalla sicurezza di Bernardino nel ragionare della coloritura del quadro.
Intanto io vi mando il disegno, che è uno dei più belli tra quelli che ha fatto finora, perché vorrei conoscere il vostro pensiero al riguardo. Non vi nascondo, caro Pieter, che non sarei affatto scontento se Bernardino venisse a studiare presso di voi. Voglio bene al figliuolo, così come ne voglio a Camilla, e sono certo che nella vostra bottega starebbe bene. Bernardino dimostra una natura semplice e quieta e non conosce nulla del mondo al di fuori del convento. Di certo qui non mancano botteghe, anche di illustri maestri, e non mi sarebbe difficile trovarne una che lo accolga come garzone, ma vi dico che non avrei animo di lasciarlo in mani non sicure. I pittori, lo sapete meglio di me, gareggiano tra loro, non mancano invidie, ingiurie e maldicenze e io temo che Bernardino, con la sua timidità e modestia, ne potrebbe subire un grande danno.
A ogni modo forse sto anticipando troppe cose. Valutate voi stesso il disegno che vi mando e, se lo riterrete meritevole, allora forse potremmo ragionare assieme di una venuta di Bernardino ad Anversa. Altro non ho da dirvi per il momento. Salutate Agnes da parte mia e tenetevi in salute. Iacopo Dell’Anguillara in Viterbo

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Polvere d'azzurro

Marina Innorta

Polvere d'azzurro
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Ci sono cose che non tornano nella vita di Margherita, piccoli dettagli fuori posto che nemmeno lei riesce a mettere a fuoco. Durante una vacanza a Roma, comincia a sentirsi ossessionata da uno dei capolavori di Michelangelo: l’affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina.

Seguendo un impulso che non capisce e che non riesce a domare, torna un giorno dopo l’altro a visitarlo, ritrovandosi ogni volta in lacrime, mentre le sue notti si popolano di incubi. Spinta dalla sua ossessione decide di indagare sul passato della sua famiglia, e piano piano recupera frammenti di memorie perdute: vecchie fotografie, il ritratto di una donna enigmatica, un vecchio cimelio di famiglia ormai dimenticato da tutti. E un timido pittore del Rinascimento che scrive lettere al suo maestro da una fredda locanda di Viterbo.

Un racconto su cosa accade quando cerchiamo di seppellire il passato e sul potere trasformativo della verità.

L'autrice

innorta

Marina Innorta è nata a Perugia e vive a Bologna. Nel 2017 è uscito il suo primo libro - La rana bollita - nel quale ha raccontato di come si convive con i disturbi d'ansia e di panico. A seguire ha scritto una serie di tre Quaderni di esercizi, mettendo assieme le sue migliori idee per un percorso di fioritura personale basato su consapevolezza, accettazione e azione.
Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo - Polvere d'azzurro - al quale fanno da sfondo alcune delle tematiche dei suoi lavori precedenti, ma stavolta all'interno di un'opera di fiction, con una protagonista ansiosa che si trova alle prese con un giallo storico che coinvolge la sua famiglia e il suo passato.
Dal 2014 cura il blog (mywayblog.it) che è il cuore delle sue attività online, con una newsletter mensile che conta oltre quattromila iscritti.

Il suo sito web

Perché l'abbiamo scelto

È un romanzo diverso dal solito, scritto in prima persona, al presente, quasi in forma diaristica.

Ne risulta un ritratto estremamente completo della protagonista-narratrice, Margherita: delle sue ansie, delle sue insicurezze, dei suoi rapporti interpersonali e della sua caparbietà nel voler scoprire che cosa ci sia dietro la sua ossessione per l'azzurro intenso dell'affresco del Giudizio Universale di Michelangelo. Una ricerca nel passato della propria famiglia, fino al Rinascimento.

L'autrice scrive bene e riesce a trasmettere i sentimenti di Margherita al lettore, a volte coinvolgendolo e a volte anche spazientendolo, ma sempre con grande abilità.

Il libro, poi, è curato in ogni particolare, dalla copertina alla formattazione dell'ebook, all'assenza di refusi: anche questo fa la differenza.