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Sara Gavioli

1 – Colloqui

«Ovviamente dovrà aprire una partita IVA» dice il signore in giacca e cravatta.

«Perché?» chiedo io. Mi rendo conto che non avrei dovuto, ma ormai l’ho detto.

«Verrebbe inserita come collaboratrice.»

Sento che c’è qualcosa di poco chiaro; pensavo di dover fare la segretaria.

Lui tossisce e riprende in mano il curriculum. Pare che dovrei sapere come si apre una partita IVA, pare che io non sia molto adatta.

«Come va con l’inglese?» chiede.

«Bene.»

Non so cosa aggiungere. D’un tratto l’atmosfera mi sembra cupa, non gli piaccio più. Mi dispiace. Avevo scritto dell’inglese, forse non ha letto.

«Ma ha un costo, aprirla» dice nel silenzio. «E dovrà curare la sua immagine. Sarebbe il volto dell’azienda.»

Abbasso gli occhi sui pantaloni che ho comprato ieri con gli ultimi risparmi. Non so come si possa curare la propria immagine più di così senza un lavoro, non so dove trovare i soldi per la partita IVA.

«Oggi il posto fisso lo si guadagna con l’esperienza. Lei non ne ha molta.» Torna a guardare il curriculum. «Abbiamo studiato tanto, eh?»

Annuisco. Sono desolata.

«Va bene, direi che può bastare.»

Si alza, io scatto in piedi e gli stringo la mano. Ha la bontà di non dire che chiameranno loro, mi saluta.

In ascensore tiro fuori il quaderno e cancello il nome dalla lista.

2 – La fermata

Sto aspettando il quattordici, quando arriva una signora con un vestito a fiori.

«Questo va alle case popolari?» chiede.

«Non lo so, mi dispiace.»

«Devo andare lì, c’è mio marito che aspetta.» In mano ha una bottiglia di birra, aperta.

«Va in Lorenteggio.»

«Che poi, mio marito. È una storia lunga.»

Si ferma per bere un sorso.

«Eh» dice ancora. «Sai, ho sposato mio marito ma non dovevo. Ho conosciuto un suo amico. E ora sono sposata con mio marito, ma non dovevo.»

Non sono sicura di cosa rispondere. «Capita» azzardo.

«No, non capita.»

Rimaniamo a fissare il punto da cui dovrebbe sbucare il tram. Lei beve.

«Magari ci ammazziamo» dice.

Sono perplessa. «Ma no, non dovete.»

«Magari sì» dice, poi il quattordici arriva. Lei appoggia la birra lì, come se qualcuno potesse continuare a berla. Quando saliamo, io guardo fuori dal finestrino e lei ascolta la conversazione fra due ragazze. Siamo di nuovo estranee.

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La fine degli inizi

Sara Gavioli

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Leggi l'anteprima

Intorno c’è Milano, al centro lei. Sospesa tra il passato, distante ma ancora significativo, e il futuro che sembra non decidersi ad arrivare, osserva quella città piena di occasioni, così diversa dalla Sicilia che continua a richiamarla indietro. E mentre, come tutti, muove i primi passi in cerca di uno spazio nel mondo, le scorre attorno l’umanità che sussurra piccole storie quotidiane.

C’è la voce dell’uomo gentile dietro il muro, c’è il vecchietto incontrato in ascensore o la donna che beve birra alla fermata del tram. C’è la madre, rimasta su una poltrona nella vecchia casa, e poi un ragazzo, l’unico con cui si può parlare davvero. Ci sono progetti e speranze, e c’è soprattutto la domanda fatta da quel padre che non c’è più: cosa sei, cosa sarai?

L'autrice

gavioli

Sara Gavioli lavora come redattrice freelance per autori, editori e agenzie, dunque si prende cura delle storie. Ha vissuto a Siracusa, a Catania, a Milano e oggi vive ad Abbiategrasso, ma non è escluso che si sposti ancora in cerca di un luogo da chiamare definitivamente “casa”.
Nel 2016 il suo romanzo d’esordio, “Un certo tipo di tristezza”, è stato pubblicato dall’editore Inspired. Da allora non ha mai smesso di scrivere.

Il suo sito web


Perché l'abbiamo scelto

È una mosaic novel, ci dice la copertina. Un romanzo autobiografico (dove sia, poi, il confine tra realtà e finzione non lo sappiamo) con una struttura particolare: cento brevi o brevissimi capitoli che, come tasselli, appunto, di un mosaico, restituiscono un'immagine completa e molto vivida della vita della protagonista: con i suoi lati positivi (anche se quasi mai gustati fino in fondo), negativi (la morte del padre, la vita lontano da casa, la difficoltà di trovare di che vivere) e grotteschi (gli incontri con i condomini, con persone per strada, con potenziali datori di lavoro). Il tutto, raccontato con grande sincerità, senza nascondere i lati - potremmo dire - più umani: le incertezze, le ansie, il senso di inadeguatezza, che sono propri non solo della protagonista di questa storia, ma di tanti, tantissimi ragazzi e ragazze della sua generazione (ma lo sono anche la caparbietà, la capacità, la voglia di fare).

Una storia che funziona e che coinvolge, e, cosa non da poco, scritta bene, Inoltre, è uno di quegli esempi di self publishing che ci piacciono: copertina professionale, testo curato (ci è parso di non trovare neanche un refuso...), buona promozione. Anche questo è importante.