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Perdersi

Nadia Bertolani

Entrare nel labirinto

Andreea Dumitrescu, voce sola

Mi chiamo Andreea.
Sono tata rumena.
Io sapevo che succedeva.
Maiastra ha cantato due volte.
Certo, Maiastra, uccello in Romania, sempre canta prima che uno muore.

Devono essere state queste le sue parole quando l’hanno interro- gata subito dopo l’incidente.

Pressappoco.

Fingo e dipingo quello che non ricordo.

Fingo e imito.

Di certo era il mese di dicembre.

E so anche che la casa lunga e bassa era coricata sulla sommità piatta della collina, con l’inerzia che solo le cose inanimate hanno. Lo è ancora. Lo so perché sono tornato a viverci. Adesso le sue stanze sono nella penombra, ma quella sera lontana la casa era una geometria di luci. E la posso quasi vedere perché Andreea, sottovoce per non farsi sentire da Ziada, mi ha descritto mille volte la scena: nella stanza illuminata, la più spaziosa, un bambino volta le spalle a una tavola apparecchiata, intento a guardare dalla finestra fuori nel buio.

Guarda e ascolta. Non riesce a vederlo però lo sente distintamente: è un piccolo usignolo quello che sta cantando, un Luscinia Megaryncos a essere precisi, ma il bambino non può saperlo perché i bambini piccoli prima conoscono le cose e solo molto dopo ne imparano i nomi.

Anche la tata, una giovane rumena, percepisce quel canto. E poiché ha nostalgia del suo paese e non avverte il fascino di tutte quelle luci che tolgono mistero alle stanze e si sente invece attratta dall’oscurità che circonda le ampie vetrate, ecco che si avvicina al bambino e gli racconta, come se lo raccontasse a se stessa, che là da dove viene, vicino al delta del Danubio, vive la Maiastra, un uccello leggendario che nessuno è mai riuscito a vedere.

“Canta solo quando qualcuno deve morire”, aggiunge.

Allora il bambino si volta di scatto come se all’improvviso avesse paura del buio e a voce alta chiama “Mamma”.

“Torno subito, torno subito,” risponde

trafelata la madre uscendo dalla cucina,

“ho dimenticato di comprare lo zucchero, ma faccio presto”, dice allegra infilandosi il cappotto sopra il grembiule, il braccio destro già nella manica morbida di panno arancione, il braccio sinistro ad annaspa- re nel vuoto e poi finalmente infilato al posto giusto nell’altra manica di uguale e confortevole panno arancione, il rumore secco dei tacchi in passi veloci sul marmo del pavimento, la porta di casa che sbatte, altri passi svelti fuori, più attutiti, la portiera dell’auto, appena un tonfo, e poi il rombo del motore, lo sgommare delle ruote e infine un fruscio che si perde in lontananza.

Dalla finestra il bambino guarda di nuovo il buio dove nessuno canta più.

“La mamma torna subito, e tra un po’ arriverà anche il papà”, lo tranquillizza la tata che è ancora giovane ma che ha già sperimentato i graffi del cuore e adesso teme di aver spaventato il bambino con il suo racconto.

Fuori, sulla strada che scende verso la città e poi sui tornanti lucidi per il gelo, la densità del silenzio, se si potesse toccare, avrebbe la pastosità del velluto. Sarebbe un silenzio perfetto e destinato a durare tutta la notte se non fosse per quelle due auto in corsa, l’una in salita e l’altra in discesa, che si stanno avvicinando a grande velocità nascoste dalle curve a gomito.

Quando i fari sciabolano la notte – pericolo dicono, attenzione, spostarsi sulla corsia di marcia – è troppo tardi.

L’eco di uno schianto fragoroso è seguito da una quiete impassibile.

Il bambino ha sentito la violenza del rumore, ma quella che ascolta adesso è l’indifferenza del silenzio.

Non molto lontano, dal finestrino di un’auto accartocciata spunta una manica di panno arancione mentre tra le lamiere contorte di un’altra auto, ferma di traverso sulla strada, il corpo afflosciato di un uomo sembra consegnato a un sonno pesante.

Solo dopo qualche minuto un cerchio- ne di metallo si stacca dall’ammasso in- forme e prende a rotolare in discesa, sempre più veloce, dritto in un equilibrio prolungato per metri e metri finché, al termine della china, oscilla e ricade su se stesso in un’agonia di cerchi sempre più stretti che propagano nel vuoto le sue spirali sonore.

E tutto torna a tacere.

Il bambino guarda la tata. Le vorrebbe chiedere se quel clangore lontano non sia stato per caso il canto della Maiastra. Ma la voce gli rimane in gola e il silenzio delle stelle è ormai diventato il suo.

esci

Perdersi

Nadia Bertolani

Perdersi
Leggi l'anteprima

Innamorarsi di una voce.

È quello che succede a Leonardo, musicista eccentrico e ossessionato fin dall’infanzia dal silenzio vissuto come una minaccia oscura. Quando Yana, la donna amata, perde la voce, Leonardo cerca di sostituirla con il canto di cento usignoli prigionieri nelle gabbie sparse per tutto il labirinto che affianca la sua casa in collina.

Inutilmente.

Neppure la breve parentesi delle visite di Costanza, una giovane fotografa, riuscirà a liberarlo dalle sue paure, dalle sue colpe, dalla scoperta di cosa sia davvero un labirinto.

L'autrice

bertolani

Nadia Bertolani, nata a Mantova, vive in provincia di Parma. Ha insegnato Lettere nell’Istituto d’Arte di Parma e ha pubblicato interventi e recensioni in cataloghi d’arte e in pubblicazioni di poesie.
Nel 2002 ha pubblicato il suo primo romanzo L’uccellino di Maeterlinck, Tre Lune edizioni.
Sul sito ilmiolibro.it sono presenti i romanzi Di pietra e di luna, 2011, Brumby, l’orizzonte degli eventi, 2012, Mariotta, la quarta bambina 2015 e Perdersi, 2019.
Vincitrice della Seconda Edizione del Concorso “La Parola alle Donne” con il racconto “Toccata e fuga”, terza classificata alla Decima Edizione del Premio “Il Delfino” con “Oroscopi nella notte e un mucchietto di sabbia”, è stata segnalata al Concorso “Guido Gozzano” per “Il Bar del Porto e la fatamorgana”.

Il suo sito web

Perché l'abbiamo scelto

Nadia Bertolani ci conduce per mano in una storia che è come il labirinto costruito da Leonardo, dove spazi e tempi cambiano repentinamente, lasciando il lettore spaesato. Ma è proprio l’autrice, con la sua maestria, a riportarci sulla strada giusta, impedendoci di perderci tra i pensieri del protagonista e la sua vita che scorre sotto ai nostri occhi.

Uno stile intrigante, una storia originale, dei personaggi perfettamente riusciti. Questi sono i punti di forza di un romanzo dove niente è scontato, in cui il lettore si può immergere totalmente dalla prima all’ultima pagina, ma senza mai perdersi.