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Volevo un fante di cuori

Fulvia Perillo

La mia famiglia gode di un’ampia e direi secolare casistica di abbandonati, a partire da Annina, per quattro generazioni. E se l’oggetto di abbandono è stato vario, anche nel sesso, vedi lo zio Bert, i soggetti abbandonanti erano comunque uomini, mossi dai più vari motivi (passione, interesse, costrizione, attrazione fatale), sempre però protesi a una loro personale soddisfazione che non teneva in alcun conto la sofferenza altrui. Lo zio Augusto, poi, pur non avendo mai lasciato nessuna (e di questo ancora si vanta), ha praticato una particolare forma di fedeltà, quella parallela: la moglie e la fidanzata.

Dalle lunghe e puntigliose osservazioni rivolte poi al mondo in generale, inoltre, sono oggi in grado di dire, senza tema di essere smentita, che esistono sei categorie di maschi:

• Fedele: esemplare molto raro, è più facile trovare un ermellino o una pantera nera che passeggia ai giardini pubblici.

• Contemporaneo abitudinario: fedele in parallelo (vedi lo zio Augusto).

• Contemporaneo occasionale: spesso scambiato, soprattutto dalla moglie, per fedele, in realtà fedele mai.

• Sequenziale puro: fedele per segmenti (vedi il mio Federico).

• Sequenziale alternante: abbandona, poi si pente e torna indietro. Tipologia particolarmente pericolosa.

• Infedele sostanziale: che, paradossalmente, con gli anni può diventare un vero fedele.

Ora, se è pur vero che tutte le donne aspirano alla prima categoria, anzi, in gioventù sono tutte convinte che a loro toccherà in sorte uno di quei rari esemplari, lo è altrettanto che gli ermellini non pascolano nel prato fuori porta. Inoltre questa specie, già rara in natura, si rarefa ulteriormente a ogni generazione.

Non si sa se si tratti di un carattere recessivo che tende a scomparire o se sia un più facile accesso alle grazie femminili a modificare il costume. Fatto sta che l’epifenomeno è un progressivo e impressionante assottigliamento di quella già sparuta categoria.

Metodi preventivi? Ve ne sono, certo, ma è un po’ come il vaccino dell’influenza: a volte funziona, a volte no, perché il virus è mutante. Non si può comunque negare che esistono requisiti che rendono il partner più o meno predisposto all’infedeltà e, anche di questi, si può fare una suddivisione.

I principali fattori di rischio sono i seguenti:

• Posizione sociale ed economica rilevante (vedi il capitolo Segni, sintomi e probabilità).

• Ruolo di potere di qualunque tipo, dal piccolo sindacalista al capufficio, al dirigente d’azienda o qualunque altra situazione in cui vi sia la gestione delle risorse umane.

• Notorietà.

• Lavoro pendolare o fuori sede.

• Bell’aspetto.

Qualcuno si sorprenderà che l’avvenenza fisica venga solo al quinto posto, ma è proprio così. Anzi, questa da sola è distanziata in modo netto dagli altri requisiti, specialmente i primi tre. Diverso è se la bellezza si associa anche a una sola delle caratteristiche sopra esposte: diventa una bomba deflagrante. E non ci si consoli pensando a Sean Connery che, bello, ricco, famoso, interessante, pare sia anche fedele. Ammesso che sia vero, è solo l’eccezione che conferma la regola.

Ma, care giovani amiche alla ricerca della coppia perfetta, tenete conto che l’assenza dei requisiti suddetti, e dunque un marito bruttino, a reddito basso, assolutamente sconosciuto e anche un po’ timido, è una condizione predisponente ma non garante di sicura fedeltà.

Comunque, le regole dell’antifurto sono tre:

• Scegli un uomo non troppo rampante e disinvolto, possibilmente a reddito fisso e non molto elevato.

• Tienilo sempre vicino e non gli dare troppa fiducia, senza possibilmente essere assillante.

• Che non sia particolarmente bello e affascinante, magari un po’ brevilineo, perché altezza mezza bellezza (solo nel caso degli uomini perché, se una donna è molto alta ma non troppo proporzionata, le definizioni maschili andranno da croce sgambata a spilungona).

Certe donne sono naturalmente predisposte all’idealizzazione. Ricordo la mia amica Lisa, il cui marito era un incrocio tra Lino Banfi e Alvaro Vitali, ma senza la loro simpatia. Più volte l’ho sentita dichiarare che somigliava tutto a Paul Newman.

Eppure, quella è una coppia felice, lei ha trovato la sua metà della mela e si sono riuniti come narra la mitologia greca, fino a ritrovare la perduta identità.

Altro fattore protettivo sono le nevrosi incastrate: la moglie che vuole accudire e il marito bambino che, dopo la nascita del primo figlio, la chiama mamma. Se non vi fa troppo orrore (a me sì), questa può essere una soluzione. Diventando una specie di “macchina per famiglia”, piuttosto che una coppia, una specie di società per azioni. Questo può essere un modo per durare nel tempo, forse.

Ma ora veniamo alla mia storia.

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Volevo un fante di cuori

Fulvia Perillo

Volevo un fante di cuori
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Il vostro uomo è un “fedele”? Potrebbe essere un “contemporaneo occasionale” o un “sequenziale alternante”? E se fosse invece un “infedele sostanziale”?

Claudia ha una teoria precisa: esiste il gene dell’abbandono, una predisposizione a essere lasciate dal proprio partner, e se si nasce in una famiglia che si trasmette quella particella cromosomica di generazione in generazione, se ne vedono delle belle. Per questo ha stilato una casistica, usando proprio la sorte di Fòlgore, Argentina, Flora, Carlotta, Domenica, Rosa Tea, perfino l'elegante "zio Bert", come spunto, in una saga familiare che vi farà ridere, piangere e cantare sulle note dei trionfi di Sanremo.

L'autrice

È nata a Grosseto il 28 ottobre 1955 dove ha sempre vissuto, salvo la parentesi universitaria che si è svolta a Roma.
Lettrice onnivora e rapidissima fin dalla prima infanzia, ha iniziato a scrivere poesie, racconti e lettere a interlocutori di fantasia all’età di nove anni.
All’epoca disse alla zia che voleva diventare scrittrice e lei le consigliò di trovarsi prima un lavoro; così si è laureata in medicina e chirurgia per poi lavorare come medico ospedaliero prima e libera professionista poi.
Parallelamente, ha continuato a leggere molto, e scrivere.
Nel 2010 pubblica il primo romanzo (Volevo un fante di cuori, Ed. Effequ), poi nuovamente autopubblicato su Amazon quest’anno (2021).
Nel 2017 ha vinto il Premio Milano International con la raccolta di racconti “Il cuore ha quasi sempre ragione”, pubblicato nel 2018, Pegasus Edition.
Nel 2019 è uscita un’altra raccolta di racconti, “Metteva l’amore sopra ogni cosa”, Effigi Editore e, nello stesso anno, “Anellini in Pastacorta”, romanzo breve autopubblicato su Amazon.
Nel 2020 ha ricevuto una medaglia argento e oro nell’ambito del Premio Letterario Città di Livorno per il racconto “Vita e opere di Esaù”.

Perché l'abbiamo scelto

Divertente e surreale pur senza tralasciare riflessioni più profonde, “Volevo un fante di cuori” presenta una serie di situazioni e personaggi ricchissimi con uno stile rapido e leggero.

Storia personale e familiare di sventure sentimentali e abbandoni, i diversi episodi che costituiscono il romanzo, sia presi separatamente che nell’insieme della lunga “anamnesi” familiare, regalano momenti spensierati e divertenti, lasciando il lettore con l’impressione di aver partecipato a una grande, complessa riunione di famiglia.