L’editor mi costringe a fare questa precisazione, prima di iniziare. Vuole che voi sappiate che lui me l’aveva detto, di cominciare col capitolo II: “L’incipit è uno schifo, non puoi attirare il lettore nella storia con un vecchio professore trombone e comunista che si fa la barba.” Ma purtroppo il vecchio professore trombone è, indegnamente, il personaggio principale di questo romanzetto, e deve pur farsi la barba, di tanto in tanto. Perciò, adorati lettori, sopportatelo. Sono poche battute, fatevi coraggio. Poi, nel capitolo II, c’è una donna nuda.
Il professor Anselmo Lanfredi si faceva la barba, come tutte le mattine. Era sempre per lui un momento di desolazione, perché era costretto a guardarsi negli occhi: occhi rotondi, acquosi, reticenti e tristi, tuttavia. Era costretto a vedere nello specchio una faccia innocua e silente che stentava a credere fosse la sua, che non gli era mai piaciuta e che adesso, a sessant’anni passati e con le rughe, era un inno quotidiano alla sconfitta. Era costretto a cominciare una nuova giornata in un mondo assurdo, pieno di gente che soffriva perché non sapeva difendersi o perché le era capitato di vivere nel posto sbagliato, nel momento sbagliato; pieno di pecore sciocche e rancorose che comandavano e usurpavano lo spazio di tutti solo perché avevano poco cervello e sufficiente ferocia per non farsi domande, per non guardare oltre il proprio naso e non provare pietà.
In questo mondo Lanfredi non poteva riconoscersi. Per quanto si sforzasse, non trovava più, da anni, neppure un angolo dove rifugiare la sua cultura e le sue abitudini obsolete. La storia era ormai fuori luogo e fuori gioco, la filosofia nemmeno parlarne, la lingua ridotta a un’accozzaglia di neologismi, priva di logica, fattasi povero strumento per colpire sotto la cintura, per suscitare brividi a buon mercato e sopprimere, così spezzata, dilaniata in brandelli infantili, qualsiasi germoglio di pensiero, ogni ragionamento articolato e complesso.
E questa storia mutilata, questa filosofia incompresa e incomprensibile, perciò odiata come esercizio vuoto di pura forma, questa lingua evirata gli toccava insegnare alle nuove e sempre più esigue generazioni, quattro gatti abituati a essere idolatrati per la loro stessa miracolosa esistenza in una società di vecchi sterili. Pochi esseri che ancora potevano esibire muscoli e ormoni efficienti e solo per questo erano amati, in forme maniacali e quasi mai innocenti, e difesi da ogni difficoltà, da ogni durezza della sopravvivenza che avrebbe consentito loro di crescere. Invece restavano a lungo, fino alle prime rughe e all’appannarsi dello smalto giovanile, fuori dal mondo e dalla vita reale, galleggianti in un nulla di fatto, nulla di pensato: ingenui prima, poi stupidi. Pronti, da stupidi e da non più giovani, a dare finalmente il loro disprezzabile contributo a una società di merda. In loro restava sommersa, come in una palude dagli effluvi malsani, tutta la rabbia che vigliaccamente si rifiutavano di esprimere al tempo giusto e che si rivelava dopo, troppo tardi, nella prepotenza amorale o nella sottomissione ipocrita e biliosa, a seconda del ruolo che il caso affidava loro in quella commedia orrenda e senza copione.
Professori disadattati, gioventù depressa, aneliti amorosi e sovversivi, escort discinte, virus misteriosi, alieni, giornalisti pavidi, adunate oceaniche, vecchi e giovani Presidenti, clima impazzito, una società di merda: un romanzo talmente immorale e sovversivo che nemmeno Soros ha voluto finanziarlo. Un vero mattone, ma breve e comico.
È nata a Taranto nel 1962 e da allora ha traslocato moltissimo.
Nel 2011 ha iniziato a rendere pubblici i suoi testi. Ha assecondato e asseconda la sua inclinazione (vagamente suicida, nel panorama editoriale italiano) per poesia e narrativa breve, ma non si preclude nessuna strada e nessun esperimento.
Il suo primo romanzo, "Un cattivo esempio", ha vinto il premio "Romanzi in cerca d'autore" 2017 a cura di Mondadori-Kobo, è stato pubblicato da Rakuten Kobo e a breve uscirà in una nuova edizione, autoprodotta; il secondo romanzo, "Il prete nuovo", edito da Vocifuoriscena, è in libreria dal 1 novembre 2019; il terzo, "Come sovvertire l'ordine costituito, trovare l'amore e vivere felici", dopo alcuni mesi su Wattpad (dove ha vinto i "Wattys Awards 2019" e traumatizzato una quantità di lettori increduli) è diventato un libro nel luglio 2020.
Questo breve romanzo è un ottimo esempio di come si possa intrattere, divertire e far riflettere allo stesso tempo.
In 130 pagine Tina Caramanico riesce a dipingere una società complessa (e allo sbando), personaggi solidi e costruire un impianto narrativo che fila liscio come l'olio.
Ma soprattutto tratteggia un mondo fantastico e possibile che contiene tutte le brutture in cui la nostra società sta annaspando, facendo satira in modo intelligente oltre che spassoso.
Abile nel tessere trame e a proprio agio nel ricorso a diversi registri linguistici, Tina Caramanico ci regala una breve storia che si svolge in un tempo circoscritto, anzi, due azioni parallele in cui brillano di luce propria protagonisti e comparse. A collegare il mondo spavaldamente depravato di un Potere cinico e di escort squallide, e al tempo stesso innocenti, con la realtà spaventosamente vuota di una Scuola spogliata di tutto, è un insolito motore dell'azione: un colore. Il blu con cui misteriosi alieni, impegnati in un programma moralizzatore, contagiano la pelle degli abitanti della Terra, pervade ben presto il mondo intero. Il contagio avviene per via sessuale in un'allegra spensieratezza ignara di tutto, illuminata dal gioco sarcastico che l'Autrice riversa in tutte le pagine. C'è tuttavia anche una componente sentimentale, tenera, buffa, commovente: un professore in età avanzata, schiacciato dalla miseria intellettuale che lo circonda, si innamora perdutamente, novello Humbert, di una giovane allieva. Alla fine, tra ribellioni abortite e pezzi di mondo che frana, il blu "amichevole" copre e sovrasta i colori chiassosi e volgari delle realtà del Potere e dell'ignoranza, scardina miserie morali, ridà vigore a una generazione apatica e disillusa e spande su tutto la tinta di una futura civiltà. A volte la felicità si trova tra le pagine intelligenti, argute, sarcastiche ma anche "umanissime" di un libro bello come questo.
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