L'Adepta
Norma Tarditi
1 La votazione
Dahli
I primi raggi di sole fanno capolino attraverso la finestra aperta, illuminando la camera. Come fosse un segnale convenuto, nello stesso momento il padre di Gaia si schiarisce rumorosamente la gola al di là della porta. Mi viene da sorridere: non vuole che sua figlia faccia niente che lui reputi sbagliato, ma ancora meno la vuole sorprendere mentre lo fa.
Apro la porta e lo colgo talmente di sorpresa da farlo sobbalzare leggermente. Lancia un’occhiata oltre la mia spalla in direzione del letto, dove Gaia sta dormendo tranquilla.
“Si è addormentata subito” lo rassicuro. “Era stanchissima.”
Annuisce, brusco. “Ti dispiace fare due parole con me?” mi chiede.
“Certo che no” rispondo osservandolo in viso e valutando che un buon sonno non farebbe male neanche a lui.
Chiude la porta alle mie spalle guardando per un istante sua figlia con un misto di orgoglio e sollievo.
Lo seguo in cucina, dove mette su un caffè chiedendomi se ne voglio.
“No, grazie” rifiuto, accettando invece la sua offerta di una sedia.
Rimane in silenzio mentre prende tazzina, cucchiaino e zucchero; aspetta che salga il caffè, se lo versa e finalmente si volta a guardarmi, prima di prendere posto di fronte a me. Immagino stia cercando il modo giusto per parlarmi e lo lascio fare.
“Mia figlia ha deciso?” mi chiede alla fine, facendo tintinnare il cucchiaino contro le pareti della tazzina.
“Si sottometterà alla Trasformazione.”
Chiude gli occhi e un’ombra di dolore attraversa il suo volto. Si affretta a farla scomparire dietro ad un sorriso stanco.
“Immagino che dovremmo esserne contenti: vivrà per sempre.”
“Direi di sì, anche se so che non è facile: ai vostri occhi è molto giovane.”
I suoi occhi azzurri scattano nei miei. “Non solo ai nostri occhi” precisa. Non commento. “Sai già quando succederà?” si costringe a chiedermi.
“Non ho ancora avuto modo di parlarne con gli altri, ma ho ragione di credere che sarà in occasione del prossimo Equinozio.”
Trasalisce. “Sei mesi scarsi…” Punti di vista: a me sembrano un’eternità, ma tengo per me la mia impressione. “E in questo periodo cosa succederà?”
Lo guardo senza capire. “In che senso?”
“Potrà rimanere a casa, come se fosse tutto normale?”
“Sì, anche volendo non potrei portarla nel mio Mondo: non è permesso.” Ho già infranto questa regola una volta, non succederà di nuovo.
“E immagino che vi vedrete” afferma.
“Sì…” rispondo, confuso. Vuole che le stia lontano? Non posso accettare.
“Bene” replica invece, sorprendendomi. “Allora vorrei chiederti di passare un po’ di tempo con noi. Vorremmo… conoscerti meglio, se per te va bene. È una cosa fattibile?”
La sua proposta mi prende così alla sprovvista che impiego un po’ a rispondere.
“Certo, sarà un piacere” accetto alla fine.
A guardarlo direi che la sua volontà di approfondire la mia conoscenza è ampiamente superata dalla consapevolezza che più tempo passo con loro meno ne passo da solo con Gaia, ma non mi lamento.
“Tu… mangi?” mi chiede, un po’ esitante.
“Senza problemi”.
Si rilassa un po’, come se questa mia caratteristica lo tranquillizzasse.
“Allora potresti venire a cena?” mi propone. “Magari stasera?” azzarda.
“Volentieri.” Questa conversazione mi confonde, non è esattamente quello che mi aspettavo. “Avrò comunque bisogno di passare del tempo da solo con Gaia” lo avverto. Socchiude gli occhi, studiandomi. “Ci sono molte cose che le dovrò spiegare prima che affronti la Trasformazione, cose che riguardano solo lei.”
Mi guarda titubante, evidentemente in dubbio se credermi o meno.
“Dottor Borghese mi creda” aggiungo, vagamente impaziente ora. “Se volessi potrei avere Gaia con me ogni notte da adesso in avanti e non ci sarebbe niente al mondo che lei potrebbe fare per impedirmelo, perché non lo saprebbe neanche.” Spalanca gli occhi, allibito. “Ma le ho già detto che non lo farò. Seguirò ogni regola che vorrà, ma avrò bisogno anche di vederla da solo” ripeto. Voglio che sia tutto chiaro fin da subito per lui, per Gaia ed anche per me.
Mi guarda a lungo, puntando gli occhi chiarissimi nei miei. Poi, lentamente, allunga una mano attraverso il tavolo. “Ho la tua parola?” mi chiede.
Gli stringo la mano nella mia. “Ha la mia parola.”
Fa un piccolo cenno del capo. “D’accordo allora.” Faccio per ritrarre la mano ma me la trattiene. “È vero quello che hai detto, sul fatto che per la… Trasformazione lei deve… sì insomma…” Arrossisce, ed io cerco di non sorridere.
“Gaia deve essere vergine” gli confermo. Non so che differenza possano fare per lui sei mesi, ma si tranquillizza definitivamente e mi lascia la mano.
Finisce di bere il suo caffè, ingollandolo tutto d’un sorso.
“E dopo cosa succederà?” mi chiede, cambiando discorso.
“Dopo cosa?”
“Dopo che tu… che voi… Insomma, quando sarà come te. Potremo ancora vederla?”
Temevo questa domanda e speravo di poterne parlare prima con Gaia, ma non è un ingenuo, affatto. D’altra parte sua figlia da qualcuno deve pur aver preso…
Inspiro profondamente. “Di norma, no” rispondo alla fine.
Stringe il pugno sul tavolo. “Di norma significa che c’è un’alternativa?”
È il mio turno di chiudere gli occhi adesso. “Ci proverò.”
Non è mai successo, ma so quanto ci tengano i suoi familiari e ancora di più so quanto significherebbe per Gaia e credo che sia ampiamente a credito visto quello che ha cercato di farle il Mietitore. La rabbia monta dentro di me.
“Penso di poterli convincere” mi sbilancio.
“Fai il possibile” replica.
Si passa una mano sul viso e fa un profondo respiro; sembra invecchiato improvvisamente di dieci anni. Si alza faticosamente, appoggiandosi al tavolo.
“Ora se non ti dispiace dovrei andare: i miei animali mi aspettano.”
“Non va a riposare?” gli chiedo, alzandomi a mia volta.
“Per un po’ ancora non posso”.
Si volta per uscire dalla cucina.
“Posso fare una cosa per lei?” gli chiedo di getto.
Mi guarda voltando solo la testa. “Cosa?”
“La farà stare meglio. Si fida di me?” Probabilmente se fosse meno stanco si preoccuperebbe di più di nascondere la sua diffidenza, ma alla fine annuisce ed è questo che conta. “Ci vorrà solo un momento”.
Mi avvicino e gli poso la mano sulla fronte, facendogli chiudere gli occhi. Come ha fatto Gaia non più di due giorni fa mi guarda stupefatto quando lo lascio andare.
“Sei un Guaritore anche tu?”
Accenno un sorriso. “Assolutamente no” mi limito a replicare.
A Gaia posso dire tutto, a lui no. Non è che ci sia chissà quale regola scritta: semplicemente, scoprirmi con lei è per me un piacere e spesso una necessità, con tutti gli altri invece la vivo come un’intrusione nella mia intimità.
“Si prenda cura dei suoi animali e poi riposi” mi raccomando.
“Grazie” replica, ancora stupito. “Allora ci vediamo a cena?”
Annuisco. “A stasera.”
Fa per uscire ma cambia idea e si ferma su due piedi. “Ah, Dahli?”
“Sì?”
Volta appena la testa, per guardarmi di sbieco. “Ovviamente quella di oggi è stata l’ultima volta che ti ho visto uscire dalla camera di mia figlia…”
Ci provo, ma davvero non riesco a trattenere il sorriso. “Ovviamente” rispondo.
Sorride anche lui, annuisce tra sé e si allontana.