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La Custode

Norma Tarditi

Prologo

Un raggio di sole raggiunse il tavolo, illuminando la pergamena e rivelando i minuscoli avvallamenti ed i peletti della cartapecora.

Eyna alzò gli occhi sull’istitutore, attenta a tenere la testa immobile. L’uomo anziano leggeva dal voluminoso tomo posto davanti a sé sulla massiccia scrivania, con un avambraccio sul ripiano in legno e l’altro appoggiato solo con il gomito, mentre con il lungo indice ossuto e ricurvo teneva il segno.

“L’esercito Valiar sferrò il temibile attacco alle prime luci del mattino…”

Le battaglie piacevano al vecchio Anor, anche se certo non si sarebbe capito dal tono di voce, piatto e monotono come sempre. Ma lei sapeva bene della sua passione e comunque questa specifica battaglia di cinquecentodiciotto anni prima aveva portato al trionfo di Loram, il prescelto degli Dei, sul Male e alla sconfitta del popolo Khea’r che lo serviva. I Valiar, guidati dal loro eroe, avevano protetto le Terre del Sud e le vicine Pianure Centrali e da allora la Luce, la Giustizia e la Pace regnavano su di esse. E questo, naturalmente, avrebbe acceso l’interesse di qualunque Valiar. O almeno, di qualunque Valiar che non fosse lei…

Comunque, il momento non poteva essere migliore e decise di azzardare un’occhiata. Il suo sguardo scivolò verso la finestra, spalancata nel vano tentativo di far entrare un po’ di frescura. Senza girare la testa poteva vedere solo con la coda dell’occhio, ma le fu sufficiente per scoraggiarsi: l’ombra proiettata dalla torre squadrata in cui stavano facendo lezione aveva già raggiunto più di metà cortile, quindi l’avrebbe inghiottito del tutto prima della fine della sua lezione e lei non sarebbe potuta uscire a giocare. Di nuovo.

Con una fitta acuta di desiderio sollevò ancora un po’ lo sguardo e lo puntò oltre le alte mura a difesa di Lucar, la capitale delle Terre del Sud. Laggiù poteva vedere le dolci colline affacciate sul mare, ancora inondate dal sole ed accarezzate da folate di caldo vento che faceva ondeggiare il grano, scompigliandolo.

Cosa avrebbe dato per poter correre là fuori!

Pensò al sogno che aveva fatto solo la notte precedente: c’era un grande falò acceso tra i campi, attorno al quale la gente danzava e…

“Eyna!”

La bambina sobbalzò al richiamo aspro dell’istitutore e si affrettò ad abbassare lo sguardo sulla sua pergamena. Scostò la penna d’oca proprio appena prima che una grossa goccia di inchiostro andasse a rovinare il suo compito un’altra volta.

“Hai finito?” le chiese il vecchio Anor, aggrappandosi con le dita artritiche al bordo della scrivania per alzarsi faticosamente con un sospiro, recuperare il bastone appoggiato al bracciolo della sua sedia ed avvicinarsi con passo lento.

“Quasi, signore” rispose Eyna, osservando il suo lavoro. Non era perfetto, ma non era neanche malfatto. Le tre immagini che costituivano lo stemma dei Valiar erano ordinatamente rappresentate secondo il giusto ordine: una candela in alto a sinistra, una bilancia in alto a destra ed un ramoscello di biancospino al centro.

L’anziano insegnante le si accostò ed osservò da sopra la sua spalla. Eyna attese in silenzio, trattenendo il fiato.

Loram ti prego, Loram ti prego, Loram ti prego…

“Hm” commentò Anor. Era soddisfatto? “Un lavoro discreto. Ora scrivi sotto il nostro motto, poi puoi andare.”

Eyna arricciò le dita dei piedi per l’impazienza. Avrebbe saltato per la gioia! Invece si limitò a rilasciare le dita e a rispondere: “Sì, signore.”

Tenendo la lingua un pochino fuori dalle labbra si concentrò al massimo per non fare errori di ortografia, per scrivere in maniera ordinata e perfettamente in linea e soprattutto per non fare altre macchie.

Nel frattempo il vecchio Anor proseguiva il racconto della sanguinosa ma schiacciante vittoria dell’esercito Valiar sui nemici Khea’r plagiati dal Male fuoriuscito dalle loro Porte, mentre sua sorella Ramy, seduta accanto a lei, annotava diligentemente date, schieramenti e tattiche con la sua perfetta grafia.

“Luce, Giustizia e Pace.”

Per la fretta di concludere, Eyna allungò appena un po’ troppo la gambetta della “e” di pace, ma se ne accorse in tempo e non compromise il suo pomeriggio di lavoro.

Appoggiò la penna accanto al calamaio ed attese.

“La Guerra delle Tredici Lune sancì la vittoria definitiva dei Valiar sul Male e bandì per sempre le selvagge tradizioni che, in suo nome, i Khea’r perpetravano lassù nei freddi Territori del Nord, avvolti dalle nebbie insalubri.”

Gli occhi dell’anziano insegnante, leggermente appannati dalla cataratta, si sollevarono finalmente su Eyna. La bambina attese con impazienza che l’uomo tornasse da lei: mani sul bordo, sospiro, bastone.

“Molto bene. Molto bene.” Eyna si sentì schizzare fuori dalla propria pelle ma si costrinse a rimanere immobile. “Puoi andare.”

Eyna scattò in piedi e fece l’impossibile per non percorrere correndo i sedici passi che la separavano dalla porta.

“A domani, signore” disse appena troppo precipitosamente prima di spingere con entrambe le manine il legno massiccio.

Mentre richiudeva la porta intercettò l’occhiata rassegnata di Ramy: sua sorella aveva quattro anni più di lei, quindi dieci, e le sue lezioni erano di gran lunga più lunghe ed impegnative. Non se ne lamentava troppo, ma Eyna sapeva che Ramy avrebbe preferito trascorrere diversamente i suoi pomeriggi. Anche se non giocava più tanto con lei, passavano molto tempo insieme; ad Eyna piaceva raccontare storie mentre a Ramy piaceva progettare il loro futuro. Quello di sua sorella prevedeva di diventare la moglie di qualcuno, meglio di uno dei membri della Guardia Reale, e voleva che Eyna sposasse suo fratello, perché certamente il suo futuro marito avrebbe avuto un fratello più piccolo, così avrebbero potuto vivere tutti assieme allegramente.

Eyna, dal canto suo, più che un marito sognava una spada: voleva diventare una grande guerriera. E tutte le volte Ramy rideva fino alle lacrime perché, naturalmente, nessuna donna Valiar avrebbe mai potuto brandire neppure un coltello se non per pelare le patate, figuriamoci poi una donna della loro famiglia!

Quando arrivò ai piedi della torre e guardò in cortile vide che aveva avuto ragione: era completamente in ombra. Il che, naturalmente, voleva dire che non poteva uscire perché avrebbe rischiato di prendersi un malanno anche se viveva nelle assolate Terre del Sud e la temperatura già nei primi giorni del terzo mese era abbastanza calda da farle sentire un appiccicoso velo di sudore sulla fronte solo per aver sceso le scale di corsa. Ma non poteva correre il minimo rischio di ammalarsi, nessuna di loro poteva, perché nelle loro vene scorreva il sangue delle Custodi, protettrici di tutte le Terre d’Occidente, formate dal regno delle Terre del Sud, dalle Pianure Centrali e dai Territori Khea’r.

Questo anche se la Custode ufficiale dei Valiar era una sola, ed il ruolo era in quel momento svolto da Naryl, la loro cugina, e in futuro sarebbe stato assunto molto probabilmente da una delle sue figlie, se al momento opportuno ne avesse avute, ovviamente. In ogni caso, Eyna e Ramy restavano comunque risorse inestimabili per il regno, anche se nessuna di loro due avrebbe mai davvero ricoperto quel ruolo. E menomale, pensava Eyna, vista la vita da reclusa che faceva la povera Naryl.

Dopo aver vagato un po’ per i corridoi del pianterreno giocando a nascondersi dietro i pesanti tendoni in damasco rosso e oro per sfuggire alla vista dei soldati di ronda, si ritrovò vicino alla corte interna, nei quartieri della Guardia Reale. I loro membri erano soldati scelti dell’esercito Valiar solitamente nativi di Lucar, che avevano l’onore di proteggere Re Amaltor, al secolo Loram IX, erede diretto del leggendario eroe. Per questo vivevano a palazzo, mentre il grosso dell’esercito, composto anche da cittadini delle provincie o da gente delle campagne, viveva nel distretto militare che si trovava all’esterno delle mura.

In quei giorni Re Amaltor era in visita con la moglie ed il figlio in una delle città del regno, quindi buona parte dei soldati della Guardia era con loro. Eppure quel rumore…

Eyna si avvicinò ad una delle finestre che affacciava sul cortile interno, completamente diverso da quelli anteriori che ospitavano immensi giardini ricchi di fiori lussureggianti e fontane. Questo cortile, infatti, era polveroso e del tutto privo di qualsiasi abbellimento, a meno di non considerare tali i fantocci e i bersagli utilizzati dai soldati per l’addestramento.

Sì!

Eyna trattenne a stento un gridolino di gioia: qualcuno si stava esercitando proprio in quel momento! Le lame delle spade tintinnavano scontrandosi, poi scorrevano l’una sull’altra facendo quel meraviglioso suono metallico che assomigliava un po’ a quello del mare, almeno per come se lo ricordava lei dall’unica volta che era riuscita a vederlo da vicino. Mentre tutti erano intenti a celebrare il varo di una nuova nave da guerra Valiar, infatti, lei era riuscita a scappare tra le gambe della gente assiepata sulla banchina per raggiungere una minuscola spiaggia sabbiosa addossata al di là del lunghissimo molo a protezione del grande porto di Lucar. Lì, dove non c’erano barriere artificiali a fermare le onde, aveva potuto godere del ritmico suono della risacca, rassicurante come una ninnananna. Ovviamente l’avevano riacciuffata poco dopo. E ovviamente l’avevano punita per la sua disobbedienza.

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La Custode

Norma Tarditi

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Valiar e Khea’r. Assolate Terre del Sud, affacciate sul mare, e freddi, inospitali Territori del Nord, irti di invalicabili montagne. Due Sacrari protetti dalle Custodi, uno per ognuno dei due popoli. Opportunamente chiuso, quello Valiar, per tenere il Male al di là. Ma quello Khea’r?

Nessuno lo sa per certo a Lucar, la capitale delle Terre del Sud. Quello che qualunque Valiar sa, però, è che i Khea’r sono dei selvaggi; guerrieri temibili e barbari senza legge votati a Dei pagani e peccaminosi. E lo sa bene anche Eyna, una delle Custodi di Lucar. Lo sa talmente bene che la sua testa risuona di tutte le peggiori ignominie commesse da quel popolo blasfemo la notte in cui si risveglia loro prigioniera, legata ed imbavagliata sulla groppa di un cavallo diretto a Nord, a Roch’lor, l’inespugnabile capitale Khea’r. Eppure, la sua paura più grande non è legata a ciò che potrebbe farle quel truce guerriero dai sensi fini quanto quelli di un predatore, così abile con le lame. No, la sua paura più grande è cosa succederebbe se quel guerriero dovesse riuscire a portarla al cospetto del loro Sacrario. Perché c’è qualcosa, al di là di quella soglia, che chiama Eyna da sempre, e lei sa perfettamente di non poter rispondere a quelle voci. Eyna sa di doversi nascondere e di dover celare dentro di sé quella cosa che a Lucar le è costata una punizione tale da farle ricordare ancora ogni minima sensazione, dopo tredici anni. Quella cosa che non osa nominare neanche tra sé e sé. La magia…

“Sapere di essere qualcos’altro e non poterlo diventare…” mormorò, quasi tra sé. “Riesci ad immaginare qualcosa di peggio?”
La risposta le venne spontanea. “Sapere di essere qualcos’altro e non volerlo diventare.”

Un’avventura epica, un viaggio attraverso le Terre d’Occidente verso un mondo completamente diverso da quello in cui Eyna è cresciuta, e contemporaneamente un viaggio alla scoperta di se stessa, delle sue capacità, della sua vera natura e, inaspettatamente, dell’amore.

L'autrice

tarditi

Norma Tarditi è nata nel 1982 ad Imperia, nel cui entroterra vive con il marito Roberto, Birba, un gattone rosso, ed Ettore, un cagnone beige. Si è diplomata al liceo classico e si è poi laureata, con coerenza quantomeno particolare, in Economia Aziendale presso l'Università degli Studi di Genova.
Adora leggere e pur apprezzando quasi ogni genere è senza dubbio un'appassionata di fantasy.
Come buona parte dei divoratori di libri, ha sempre sognato di scrivere qualcosa di suo, senza mai crederci davvero. Invece, ormai quasi quattro anni fa, in un periodo lavorativo che le ha lasciato insolitamente una buona quantità di tempo libero, si è seduta al sole sul terrazzo con un quaderno e una penna ed ha iniziato a scrivere quella che credeva sarebbe stata solo una storiella; invece, una parola dopo l'altra, la storiella è diventata una storia, poi un libro auto-pubblicato su Amazon ed infine una serie, "Eternity", composta da cinque libri, tutti disponibili su Amazon.
Mentre terminava la revisione dell'ultimo, una nuova storia ha bussato alla porta della sua fantasia e così è iniziata una nuova avventura: la saga “Le Custodi”, disponibile su Amazon da maggio 2019.
Se volete contattarla ha un indirizzo mail a cui è felice di rispondere a domande e curiosità: normatarditiautrice@yahoo.com

Il suo sito web


Perché l'abbiamo scelto

Norma Tarditi ci proietta ancora una volta in un universo fantastico tutto da esplorare, seguendo le vicende della protagonista, le sue scoperte e la sua crescita a contatto con una realtà che è molto più di quanto possa sembrare.

La trama e i personaggi riprendono molti dei tratti classici del genere fantasy, ma al contempo sono reinterpretati in un contesto originale, il che rende il romanzo un ottimo punto di accesso per i neofiti e una piacevole scoperta per gli appassionati.