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I Guardiani dell'Oblio

(Le Cronache di Neiuar Vol. 1)

Isabel Giustiniani

Prologo

Terre dell’Ovest, lago Naran
3579 E.S.F. 16 Uryab(*)

Magister

Strofino i palmi sudati delle mani sulle brache, infastidito dal mio stesso nervosismo. Non dovrei sentirmi in questo stato, in fondo sto solo per dire addio a una donna che fa già parte del mio passato.

Invece impreco, maledicendo ancora una volta la mia debolezza.

Impreco e, allo stesso tempo, non riesco a impedirmi di sorridere dell’ostinazione con cui continuo a pensare a Sheeza come a un essere umano, alla compagna per la quale avrei rinunciato a tutto, pur di starle accanto. Nel lontano e sfiorito tempo dell’adolescenza e delle illusioni.

Il sole estivo fa brillare il lago Naran di riflessi lucenti, donando alle sue acque l’aspetto di uno smeraldo incastonato nel verde più cupo dei boschi circostanti. Uno spettacolo superbo: riesce ancora a risvegliarmi nel cuore un languore sempre più raro e che sembra prendersi gioco di me, mostrandomi quanto io sia ancora vulnerabile ai sentimenti.

Lo scaccio, con stizza.

Non voglio essere debole, tuttavia un brivido di ostinata emozione mi attraversa la schiena quando vedo il giaguaro nero uscire dalla foresta per raggiungermi con passo silenzioso e morbido. Due bimbetti nudi e ridenti spuntano dai cespugli alle sue spalle e si precipitano in una corsa goffa fin nelle acque cristalline. Li guardo spruzzarsi a vicenda in un tripudio di giochi e schiamazzi.

«Posso vederti come ti ho conosciuto?» chiedo senza staccare gli occhi dai miei figli, non appena la Custode si arresta.

Sheeza si ferma, rimanendo immobile davanti al largo sperone di roccia che si protende nel lago. Il luogo dove ci siamo incontrati e amati in quella che ora sembra un’altra vita.

«Ti prego» insisto.

Finalmente la Custode si alza sulle zampe posteriori, avanzando verso di me. Il tempo di compiere un paio di passi per completare la trasformazione ed è una ragazza quella che viene a sedersi al mio fianco.

Il cuore torna ad accelerare alla vista del suo corpo nudo dalle forme armoniose e perfette. I lunghi capelli neri, raccolti in centinaia di trecce sottili, le scendono sulla schiena liscia dalla pelle d’ebano. Nonostante siano passati più di vent’anni dal nostro primo incontro, non è invecchiata di un solo giorno, mantenendo l’aspetto cristallizzato in quell’adolescenza che a me non appartiene più da troppi anni.

Sentimenti contrastanti mi si accavallano dentro, insieme al ricordo di tutta la disperazione con cui ho cercato di strappare ai libri la conoscenza per mutare il Destino, per fermare il tempo e poterla avere sempre al mio fianco. Emozioni inutili quanto le speranze svanite: la barriera della nostra diversità ci divide con mura più solide di quanto il cuore di un ragazzo innamorato si sia mai illuso di poter abbattere.

Sheeza si abbraccia le ginocchia e osserva i giochi dei figli con una profonda tristezza nello sguardo.

«Ricordi» inizio, accennando un sorriso «quando, per poco, non caddi in acqua insieme al libro che stavo studiando, la prima volta che ti vidi? Eri proprio qui, a farti il bagno e…»

Ma lei mi ferma, sollevando il palmo della mano.

«Non farlo, Magister» replica, accentuando con scherno la pronuncia dell’appellativo con il quale, per gioco, mi ero presentato a lei la prima volta. Ma diventare un depositario della conoscenza era ciò a cui aspiravo da sempre, fin da allora. «Non ricordarmi quanto incosciente sia stata a infrangere la Legge, lasciandomi andare al desiderio di conoscerti.»

«Il nostro è stato solo amore, l’amore appassionato di due ragazzi» replico, sorvolando sul fatto che lei, a dispetto di come appare, sia ormai prossima ai cent’anni.

«È stata pura follia» ribatte, infatti, con la saggia amarezza di un anziano. «Follia ed egoismo.»

No. Non lo credo. Ma quel che penso io, ormai, non ha più importanza.

Sheeza emette un gemito e affonda le dita nell’intrico di capelli intrecciati, sorreggendosi il capo come se fosse gravato da un peso insostenibile.

«Credevo di farcela» riprende, quasi in un sussurro. «Ho sperato fino all’ultimo che le cose potessero andare bene, in qualche modo. Ho pregato la Madre, giorno e notte, ma la mia è una colpa senza possibilità di perdono né di redenzione. Una colpa che condanna i miei figli a un’esistenza infelice.»

Guardo Solomir e Solanya giocare spensierati. Sono passati dieci anni dalla nascita dei gemelli, eppure dimostrano a malapena tre anni: la lunga vita dei Custodi ha toccato anche le loro esistenze di mezzosangue.

«Sono sicuro tu sia una madre fantastica» cerco di rassicurarla. «Ed è evidente da come…»

«Tu non capisci!» sbotta, piantandomi addosso un paio d’occhi gialli dalla pupilla felina, carichi di dolore. «Loro sono per metà umani e non potranno mai essere in comunione con la Madre come i Custodi che fanno parte dei Guardiani. Ormai hanno compiuto l’età per essere presentati all’Adunanza per il Rito di Iniziazione ma, se li sottoponessi alla prova, Solomir morirebbe perché è nato senza alcun potere e anche Solanya potrebbe cedere: non ha mai voluto esercitare le sue doti, sopraffatta dalla smania di assomigliare al fratello e di non mortificarlo, facendolo sentire inferiore.»

Inferiore, già. Come un essere umano.

Torno a guardare i gemelli rincorrersi e afferrarsi l’un l’altro, gettandosi a terra in una simulazione di lotta. Sembrano due bambini come tanti, a vederli così, nessuno immaginerebbe la loro natura di metamorfi.

«Non lo fare, allora» commento, aspro. «Tutta questa storia di “riti di iniziazione” è un’assurdità, come la cieca sudditanza a una divinità invisibile. Il Sacro Fondatore ci ha insegnato che siamo padroni di noi stessi e padroni di cambiare le cose con le nostre az…»

«Non osare bestemmiare la Madre!» mi ringhia addosso, alzandosi in piedi di scatto. Sembra davvero una fiera sul punto di attaccare. «Lei è la Vita di Neiuar, non quel tuo debole umano mortale, cenere ormai da millenni!»

«Scusami, io… io non intendevo» replico, alzandomi a mia volta. La mia notevole statura mi consente di guardarla dall’alto, in un’illusoria posizione di forza, ma so che la Guardiana potrebbe uccidermi in un battito di ciglia, se lo volesse. «Ascoltami, non sono venuto qui per litigare: sto per lasciare questo posto per sempre e volevo solo poterti vedere un’ultima volta per dirti addio.»

Vorrei aggiungere ciò che lei ha significato per me, ma me lo impedisco.

«Owora mi ha suggerito che l’unico modo di salvare Solomir è portarlo lontano dai Guardiani» replica, ignorando il riferimento alla mia partenza e a noi. Si volge verso i bambini. «Dice che dovrei lasciarlo in un villaggio di contadini perché lo crescano come figlio loro e venga così dimenticato dall’Adunanza. Ma io non posso abbandonarlo in questo modo: Solomir è troppo piccolo e non è in grado di padroneggiare le sue due forme. E tu sai cosa fanno gli Uomini a coloro che considerano mostri.»

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I Guardiani dell'Oblio
(Le Cronache di Neiuar Vol. 1)

Isabel Giustiniani

I Guardiani dell'Oblio
Leggi l'anteprima

Bene e Male sono soltanto due versioni della stessa storia.

Fedeli a un’antica alleanza con gli Uomini, i metamorfi chiamati Guardiani vegliano il confine dei Cinque Regni con le terre maledette dal Morbo, tuttavia sono passati oltre quattro secoli da quando l’ultimo esercito nemico si è profilato all’orizzonte.

Quando una moltitudine di fuggiaschi, deboli e stremati, arriva alla Barriera chiedendo asilo, Solanya si ribella all’ottusa chiusura da parte del Consiglio e raggiunge i loro accampamenti, trovandovi qualcosa d’inaspettato. Cos’è l’artefatto che il giovane Neji porta con sé e che sembra appartenere a una tecnologia sconosciuta e chi sono gli spietati Cacciatori che lo stanno braccando?

Divisa tra la stirpe degli Uomini e quella dei Guardiani, reietta a entrambe perché mezzosangue, Solanya scoprirà che il confine tra Bene e Male non si trova lungo le mura della Barriera. E lei l’ha già oltrepassato fin nel ventre della madre, quando stringeva la mano del gemello, specchio nero della sua anima.

L'autrice

giustiniani

Proveniente dal settore informatico ma con una mai sopita passione per la storia, Isabel Giustiniani, dopo un quinquennio trascorso in Portogallo, vive attualmente in Australia ai margini della rainforest condividendo gli spazi casalinghi con figli, marito, cane e ospiti indigeni erranti quali gechi, pappagalli, possum e - purtroppo - ragni.
Fondatrice di storiedistoria.com, si dedica in prevalenza alla narrativa storica ma ama spaziare anche nel fantasy/sci-fi. La potete trovare, oltre che sul blog Storie di Storia, sul suo sito personale di autore.

Il suo sito web
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Perché l'abbiamo scelto

In questo nuovo (primo) capitolo della saga di Neiuar, Isabel Giustiniani riesce con la solita maestria a presentarci un mondo fantasy vivo di sentimenti, ansie, contraddizioni che danno tridimensionalità ai personaggi. Bene e male si attraversano in una danza imprevedibile che costringe il lettore con il fiato sospeso sino alle ultime pagine, avvolto in un turbinio di avvenimenti ed emozioni.

La confezione poi è impeccabile, dimostrando una volta di più la serietà e la professionalità con cui questa autrice affronta il mondo dell'editoria indipendente.