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Non chiamatelo self publishing

Mai come in questo periodo l’importanza dei libri nel tempo di ognuno di noi è diventata evidente: compagni inseparabili di viaggi che si possono intraprendere in ogni momento, muovendosi solo con la forza della fantasia, sono oggi conforto di molti in questo isolamento forzato.

È un potere che affonda le sue radici lontano, quello della narrazione, e che in centinaia di anni si è declinato in molte forme, talvolta anche distanti dalle pagine stampate, ma che nel libro esprime da sempre il suo massimo potenziale. E il nostro secolo, fatto di fenomeni fluidi, ha saputo svincolare più che mai il libro dai suoi paradigmi più classici: ha smesso di essere esclusivamente materiale e ha saputo seguire strade libere dai tradizionali percorsi editoriali.

All’inizio era vanity press, poi è diventato self publishing, sempre con termini anglosassoni, perché da lì arrivava, e lì spopola. È stata una rivoluzione dal basso, l’ennesima dei nostri tempi, che ha messo in mano a tutti il potere di raccontare storie a una moltitudine di ascoltatori. E come ogni potere c’è chi ha saputo usarlo bene, e chi ne ha abusato, non comprendendone le implicazioni.

Il libro è diventato libero, troppo libero, e per anni queste sue nuove forme sono state rivoluzionarie solo in potenza, ma non in sostanza. L’indipendenza degli autori è raramente coincisa con l’indipendenza del lettori, ancora troppo diffidenti.

Ma i tempi sono cambiati.

È vero, da una parte esistono ancora molti, troppi autori che non comprendono il vero significato dell’essere indipendente, ma dall’altra ci sono tanti lettori che hanno imparato a riconoscere le perle che vivono nel mare dell’autoeditoria.

In quasi cinque anni abbiamo dato loro un piccolo aiuto, scovandone alcune in loro vece, ma molto del merito di questa presa di coscienza va agli autori che hanno saputo capire le potenzialità dell’essere indipendente, e che soprattutto hanno compreso che nel self publishing di self c’è molto poco.

Gli autori indipendenti che hanno successo, infatti, lo fanno perché producono prodotti di qualità affidandosi a professionisti. Una grande storia è solo il primo, certo fondamentale, passo. Ma serve anche un ottimo editing, un’impaginazione di livello editoriale, una copertina che sappia attirare l’attenzione, e magari un aiuto nel gestire un piano promozionale efficace. Hanno capito, insomma, che essere indipendente significa essere libero di scegliere con chi lavorare, avendo sempre chiaro un unico obiettivo: il piacere del lettore.

Quindi, per favore, smettiamo di chiamarlo self publishing.

Noi da oggi lo facciamo, da oggi, giornata internazionale del libro 2020, iniziamo una nuova fase del nostro percorso, dove non cambia la sostanza ma cambia lo spirito di un gruppo appassionato, che non cerca libri che si sono fatti da soli, ma libri che consapevolmente hanno intrapreso la strada dell’indipendenza. Perché la differenza c’è, e si legge.

Benvenuti, dunque, in Extravergine d’autore, la migliore selezione di libri indipendenti.