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Scrivere un libro: prova i rituali dei grandi autori

Scrivere un romanzo è un lavoro impegnativo ed è davvero inutile sottolinearlo. Probabilmente è per questo che molti autori famosi seguono o seguivano rituali, talvolta anche poco convenzionali, per aiutarsi a raggiungere i loro traguardi.

Anche gli esordienti hanno da imparare da queste routine, perché spesso, oltre ad essere propedeutiche all’atto creativo, nascondono parte del successo di questi grandi autori.

king

Stephen King

Partiamo dal maestro del terrore, uno degli autori le cui abitudini sono forse più conosciute perché è stato lui stesso a parlarne in più occasioni

Di King si sa che scrive tutti i giorni dell’anno, senza eccezioni (compreso Natale e il suo compleanno), iniziando il lavoro prima delle otto e mezza. Tiene sulla scrivania un bicchiere d’acqua o una tazza di tè e prende una pillola di vitamine ogni giorno. Si assicura che le sue carte siano sempre disposte nello stesso modo e si pone poi un obbiettivo ben preciso: scrivere sei pagine al giorno.

Ernest Hemingwayhemingway

Anche l’autore di “Il vecchio e il mare” era solito alzarsi all’alba e mettersi a scrivere di buon mattino. Scriveva furiosamente fino a mezzogiorno e poi si dedicava ad… altro. Alle tre del pomeriggio pare infatti fosse già ubriaco.

E scriveva rigorosamente in piedi!

James Joyce

Pastelli, una camicia bianca e una comoda superficie orizzontale era tutto quello di cui necessitava l’autore di “Gente di Dublino” e ”Ulisse”. Essendo molto miope pare che i pastelli lo aiutassero a vedere meglio, così come la camicia bianca che rifletteva la luce. La postura orizzontale poi lo agevolava a stare più vicino al testo.

Jane Austinausten

Anche l’autrice di “Orgoglio e pregiudizio” era solita seguire una sua routine. Si alzava presto la mattina, prima delle altre donne della casa, preparava la colazione per la famiglia e poi si sistemava in salotto a scrivere. Se arrivava qualche visitatore nascondeva i fogli e si univa alla compagnia. La sera poi, prima di andare a coricarsi, condivideva il suo lavoro leggendo alla famiglia i suoi progressi.

capoteTruman Capote

Anche l’autore di “Colazione da Tiffany” pare amasse scrivere nella posizione orizzontale. E aveva anche altri rituali da uomo superstizioso quale era: evitava stanze d’albergo con numeri di telefono in cui c’era il “13”, stava attento a non iniziare o terminare un lavoro di venerdì, e non gettava più di tre mozziconi di sigarette in un portacenere.

Haruki Murakamimurakami

In una intervista l’autore di “1Q84” ha svelato che quando scrive un romanzo, si alza alle quattro del mattino e lavora dalle cinque alle sei ore. Nel pomeriggio corre per dieci chilometri o nuota per millecinquecento metri (o entrambe le cose), poi legge un po’ e ascolta della musica. Alle nove di sera poi è già a letto.

Continua questa routine ogni giorno senza variazioni. La ripetizione stessa diventa la cosa importante: è come se si ipnotizzasse per raggiungere uno stato mentale più profondo.

munroAlice Munro

Anche la vincitrice del premio Nobel canadese è una notevole stacanovista. Ha dichiarato infatti di scrivere tutte le mattine, sette giorni su sette, a partire dalle otto in punto. Verso le undici finisce, non prima comunque di aver raggiunto la sua quota di pagine prestabilita. Una passeggiata di tre miglia è poi l’ultimo ingrediente della sua serrata routine.

John SteinbeckSteinbeck

Da una lettera al suo amico Robert Wallsten sappiamo che il premio Nobel autore di “Uomini e topi” era solito scrivere tutto di getto, fino in fondo, senza mai rivedere o correggere strada facendo. Secondo lui riscrivere in corso d’opera è una scusa per non andare avanti e interferisce con il flusso e il ritmo necessario all’estro creativo.

Quando scriveva poi immaginava di rivolgersi a un preciso lettore: non a un’idea del suo lettore ideale ma proprio a un unico, specifico lettore, che spesso aveva anche un nome e un cognome.

BradburyRay Bradbury

In un discorso del 2001, l’autore di “Fahrenheit 451”, ha condiviso storie e lezioni cruciali dalla sua vita di scrittore.

“Il problema con i romanzi” racconta “è che puoi passare un intero anno a scriverne uno per poi scoprire che è un disastro perché non hai ancora imparato il mestiere. Ma la migliore cosa per gli scrittori principianti è quella di scrivere un sacco di storie brevi. Se scrivi un racconto a settimana, non importa quale sia la qualità, almeno ti stai esercitando e alla fine dell’anno avrai 52 racconti e ti sfido a scrivere 52 racconti cattivi di fila. È praticamente impossibile.”

Non sappiamo se Bradbury abbia mai seguito questo suo consiglio, ma sicuramente potrebbe tornare utile a molti, così come seguire alcune delle routine di questi grandi autori potrebbe aiutarti nella scrittura del tuo prossimo romanzo.

One thought on “Scrivere un libro: prova i rituali dei grandi autori

  • Veronica Dulco

    Mi pace molto conoscere questi piccoli aneddoti che fanno di grandi scrittori semplici persone. Alla fine tutti abbiamo bisogno di una quotidianità nella quale riconoscerci.

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