intervista

Quattro chiacchiere con Ilaria Mainardi

Anche questa settimana scambiamo due parole con una nostra autrice Ilaria Mainardi, appassionata di cinema e di drammaturgia inglese che esordisce con in suo primo romanzo L’alba è d’argento proprio qui nella vetrina di Extravergine d’autore.

Parlaci di te: com’è nata la passione per la scrittura?

Fin da piccola sono sempre stata appassionata di cinema, e quindi di storie. Costringevo i miei genitori, non propriamente cinefili, a portarmi a guardare i film e, appena ho avuto l’età della ragione, quindi circa sei mesi fa (^_^), ho cominciato ad andare in sala, quasi sempre da sola e in orari di minore affollamento.

Nella mia mente, ogni dettaglio potrebbe diventare una storia, ma il più delle volte sono le facce degli attori che amo a ispirarmi. Non devono essere facce belle, parlando in modo canonico, ma possedere un quid che le rende “parlanti”, al di là dei ruoli e del divismo. Capita che non siano nemmeno i volti nel loro complesso, ma un particolare che li contraddistingue: il modo di strizzare gli occhi, la curvatura del naso, un neo, una ruga, la forma delle ciglia.

Le mie storie, pochissime a dire la verità, sono la medicina che (non) cura l’assenza di talento, una specie di palliativo talvolta necessario, quasi vitale.

Quali sono gli errori che ti hanno fatto diventare uno scrittore migliore?

Non sono una vera scrittrice, non ne ho la stoffa e non guadagno, né guadagnerò, abbastanza per viverci, ma mi preme precisare un concetto, talvolta poco compreso o interpretato in modo pretestuoso. Ritengo che non ci si possa nascondere dietro il talento, vero o presunto che sia, per non affrontare le proprie mancanze. Si possono avere delle predisposizioni, ma qualunque attività, cosiddetta artistica, è fatta soprattutto di studio, di approfondimento, di umiltà.

L’errore, di per sé, non è da demonizzare e, come sostiene Ken Robinson, a partire da Gardner e altri, è necessaria anche una pedagogia che consideri proprio l’errore come parte “creativa” del processo di apprendimento. Questo però non vuol significare che sia possibile crogiolarsi nell’errore o, peggio ancora, che sia lecito negarlo: lo sbaglio che spinge a cercare soluzioni alternative è un propulsore meraviglioso, la presunzione è invece sempre deleteria.

Per migliorare, ho cercato di affidarmi a persone competenti (per il romanzo “L’alba è d’argento”, all’editor Stefania Crepaldi) con le quali ho ripensato i miei lavori e anche la mia scrittura, ancora molto acerba. Purtroppo non sono nata Kafka e neppure Simenon, ma spero di poter diventare una versione quasi decente di me stessa!

Consigliaci due libri: uno tuo e uno di un tuo collega self publisher.

Come self publisher, ho scritto soltanto un romanzo noir che si intitola “L’alba è d’argento”. Dico noir, ma si tratta, almeno nelle mie intenzioni, di un genere spurio; ho scelto di prendere in considerazione alcuni topoi del classico hard boiled – il detective cinico e disilluso, la figura enigmatica della dark lady, le ambientazioni che puzzano di alcol e di depistaggi – e di giocarci, adattandoli a una narrazione più “contemporanea” e umanista, se vogliamo.

Per quanto riguarda il testo di un collega self publisher, mi fa piacere segnalare il romanzo di Silvia Pillin, “Ti voglio bene lo stesso”. Si tratta di una storia narrata sottovoce, ma con una grande potenza che scorre tra le righe. La prosa di Pillin è compatta, mai ampollosa, e i suoi ritratti di donne che resettano le coordinate della propria esistenza hanno la forza della verità narrativa (che è una verità ri-semantizzata attraverso il linguaggio dell’arte, dunque in grado di assumere, nel migliore dei casi, un valore universale).

Perché ti sei candidato alla selezione di Extravergine d’Autore?

Attraverso la valutazione di un sito che reputo affidabile e che si propone di selezionare il self publishing di qualità, ho cercato di ottenere una sorta di imprimatur di cui sentivo di avere bisogno, non essendo passata al vaglio di alcun editore per il romanzo “L’alba è d’argento”. Non si tratta di una scienza esatta e ciò che piace a qualcuno può non piacere affatto a qualcun altro, tuttavia i criteri di selezione di “Extravergine d’Autore” mi sono sembrati abbastanza “oggettivi”, scollegati dalle mode del momento e da ciò che il mercato editoriale richiede o si presume che richieda. Quindi ho voluto provarci e per fortuna è andata bene!