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20 cose da sapere la tua prima volta con il self

Hai scritto un libro o ne stai scrivendo uno? Hai sentito parlare dell’autopubblicazione e l’idea di provarla ti stuzzica? Allora questo articolo è ciò che ti serve!

Qui ho raccolto 20 concetti fondamentali che ogni autore nuovo al self publishing deve conoscere prima di iniziare la sua avventura nel mondo dell’autoeditoria e pubblicare il proprio libro.

(Ma puoi leggerlo anche se non sei nuovo, un ripasso fa sempre bene)

1. Il self publishing è facile.

Davvero, lo può fare (e lo fa) chiunque. Basta avere il file di testo del proprio libro (quello di Word, per intenderci) e iscriversi a uno dei portali di self publishing, come Amazon KDP, StreetLib o Youcanprint.

Questi siti hanno strumenti automatici per trasformare il tuo file in un libro (cartaceo o ebook) e per distribuirlo sui principali portali di vendita online e, a volte, persino nelle librerie.

Bastano, il più delle volte, pochi click. Davvero. Ed è quasi completamente gratis.

Ti stai chiedendo allora perché questo elenco presenta altri 19 punti?

Perché l’unica parte facile del self-publishing è questa.

2. Lo fanno tutti

Se una cosa è facile finisce che tutti la fanno.

È caratteristica dei nostri tempi, dove il web ha reso accessibili conoscenze e offerto opportunità che prima erano impossibili per molti. In alcuni casi ciò ha portato benefici, in molti altri no.

Difficile dire se per l’editoria il self publishing sia un bene o meno (molti – editori – ovviamente dicono di no) ma un dato è certo: ora tutti possono pubblicare. E in vendita si trova di tutto.

Il che significa: tanta, tanta concorrenza.

3. Le probabilità sono contro di te.

Un libro auto-pubblicato di media vende una cinquantina di copie.

Sì, 50.

È bene che tu lo sappia fin da ora: le probabilità di successo sono minime. Ma consolati, lo sarebbero anche se scegliessi un editore (con quelli medi e piccoli sicuramente, ma a volte neppure i grandi sono una garanzia).

Se vuoi essere la mosca bianca che sballa le statistiche dovrai lavorare sodo.

E in ogni caso, non lasciare il tuo lavoro, è ancora presto.

4. I buoni libri autopubblicati sono pochi.

Lo sappiamo per esperienza: sono circa il 10% di quelli che ci arrivano i libri che finiscono nella nostra vetrina. Gli altri sono libri magari meritevoli ma cui manca ancora qualcosa.

Un buon 5% sono testi che non avrebbero mai dovuto neppure uscire dal cassetto. Ma sono lì, in vendita.

Il tuo libro andrà a fare loro compagnia e probabilmente subirà la stessa discriminazioni che i lettori forti nutrono verso quel 5% di spazzatura che inquina il mare delle belle letture.

Riuscirai a distinguerti?

5. La qualità è tutto

Ne va della tua credibilità, no?

Siccome come autoeditore sei l’unico responsabile del tuo libro, se il prodotto è scadente non potrai neppure appigliarti a qualche alibi: sarà tutta colpa tua.

Per cui fa che sia il miglior prodotto possibile, sia nei contenuti che nella forma. Ai lettori piacciono i libri belli, dentro e fuori.

6. Creare un libro professionale è davvero difficile.

Per distinguerti davvero dalla massa dei self-publisher (ma anche dai libri pubblicati dagli editori – che ti fanno concorrenza ancora più spietata) una strada è la professionalità.

Il che significa accettare il fatto che non puoi fare tutto da solo.

Ti serve un editor che metta mano assieme a te al testo. Ti serve un grafico che lavori sulla copertina. Magari ti serve anche qualcuno che ti impagini bene il file per la stampa (che ci hai litigato fin troppe volte con Word senza venirne a capo).

Ecco, se vuoi un libro che possa competere con quelli degli editori ti serve tutto questo. E questo ovviamente si paga. Quanto? Dipende dal libro ma, come aveva già spiegato in un altro articolo, siamo nell’ordine delle migliaia di euro totali.

7. Avere un obiettivo chiaro.

Ecco perché, vista l’entità dell’investimento, è indispensabile avere un obbiettivo chiaro e un piano d’azione.

Non investire soldi se non hai un piano: li butteresti solo via.

Quindi chiediti: perché voglio pubblicare questo libro?

Lo fai per lasciare un ricordo di te ai tuoi cari? Allora forse non devi investire poi tanto, anzi, i servizi base delle piattaforme self sono più che sufficienti.

Vuoi diventare la nuova E. L. James? Allora comincia a lavorare sodo fin da subito: studia il mercato, trova dei seguaci e valuta bene il tuo piano d’investimento.

Suona difficile? Infatti lo è.

8. Anche se è grandioso, probabilmente non venderà.

Se il tuo libro è mediocre, non aspettarti che decolli. Ma anche se è un capolavoro, c’è una buona probabilità che resti a prender polvere sugli scaffali (virtuali, ovviamente, perché la maggior parte dei libri autopubblicati non ci arriva nelle librerie fisiche).

In altre parole, la qualità, quella che ti è costata sudore, fatica e soldi, non è una garanzia di successo. È necessaria per averlo ma può non essere sufficiente.

Funziona così, in qualunque campo, per cui fattene una ragione. E non mollare il lavoro, nemmeno adesso.

9. I libri di nicchia tendono a fare meglio.

Lo sentirai dire come un mantra dell’autopubblicazione: trova la tua nicchia. I libri di saggistica con un argomento ben definito, ad esempio, possono fare bene, specialmente se hanno un pubblico di riferimento su cui concentrarsi.

E la narrativa? Beh, è difficile, ma alcuni generi fanno meglio di altri: per anni, ad esempio i romanzi self erotici hanno prosperato nell’arena degli ebook.

Se ti può consolare, però anche la maggior parte dei libri di narrativa degli editori tradizionali hanno difficoltà nel mercato. Ecco perché gli editori si tengono stretti gli autori collaudati.

10. Le piattaforme non si preoccupano del tuo successo.

Questa è un’affermazione impopolare ma è la verità. Per quanto i proclami pubblicitari dicano il contrario per le piattaforme di self publishing tu sei solo uno tra i tanti. Non faranno nulla di più per vendere il tuo libro di quanto fanno per gli altri (a meno che tu non spenda per qualche servizio speciale di promozione).

E non è cattiveria ma solo il loro lavoro. A loro importa avere tanti autori per fare grandi numeri sui bassi volumi dei singoli.

Non stanno cercando il nuovo autore best-seller, non è di loro interesse.

Quindi puoi contare solo su te stesso.

11. Il grosso del lavoro sta nel marketing.

L’errore più grande che gli autori commettono è che si aspettano di pubblicare un libro e di venderlo magicamente.

Sia chiaro: non è così. Non lo è per gli editori, figuriamoci per uno sconosciuto self publisher.

Se vuoi avere successo, dopo aver pubblicato il tuo libro grazie alle piattaforme self, devi cominciare a promuoverlo. È quello che con un inglesismo difficile da tradurre in italiano si chiama marketing.

Meglio ancora se cominci a fare promozione prima di pubblicarlo, se cominci a crearti una base di fan, una comunità che ti supporti quando lancerai il testo. E prepara un buon piano di marketing. Qualche tempo fa avevo dato 40 consigli utili a lanciare il proprio libro: forse lì c’è l’idea che ti salverà da un disastro assicurato.

12. La carta è bella ma il digitale è meglio.

Lo so, tu vuoi diventare uno scrittore e come tale vorresti fare tante foto mentre firmi autografi sulle copie dei tuoi lettori entusiasti. E non si può autografare un ebook.

Per quanto però il libro cartaceo resti il più apprezzato dai lettori, il consiglio è, all’inizio, di concentrarti sull’ebook. Ecco perché:

  • costa meno e un lettore non ama rischiare troppo su uno sconosciuto esordiente: più facile che spenda 2€ per il formato digitale che 15€ per il cartaceo.
  • ci guadagnerai di più. Sulle marginalità del libro cartaceo devi sempre togliere il costo di produzione; se ci aggiungi poi che ne venderai molti meno vien da sé che è meglio concentrarsi sul digitale.
  • un ebook lo puoi regalare per farti conoscere. Il cartaceo, prima di regalarlo in giro, lo devi comprare…

13. Crea un titolo unico.

Non è solo una questione di distinguersi dalla massa e di essere originale, c’è un fatto molto pratico dietro a questa scelta.

Il tuo libro dovrebbe essere facile da trovare in una ricerca su Amazon e Google. Dovrebbe apparire tra i primi risultati di ricerca. Sfortunatamente, molti autori commettono l’errore di usare un titolo che ha troppi prodotti associati ad esso – e viene sepolto nei risultati di ricerca.

Ecco perché è importante fare ricerche in questo senso e trovare un titolo che sia non solo orecchiabile ma anche unico.

14. I libri auto-pubblicati raramente vengono recensiti.

Anche questa è una verità con cui fare i conti. Se speri di vedere recensioni e stelline crescere come fiori di campo sotto il tuo libro, resterai parecchio deluso.

Del resto prova a vedere quante recensioni hanno alcuni grandi classici della letteratura e fai le debite proporzioni.

Tra l’altro potrebbe anche essere un bene non averne, soprattutto se il tuo libro non è all’altezza.

Ma se lo è l’unico modo per ottenere recensione è diventare un animale sociale. Devi costruire relazioni e intessere interazioni. Ho dedicato un articolo a questo argomento e se vuoi ottenere consensi ti consiglio di darci uno sguardo!

15. Pensa alla copertina in piccolo.

La copertina è il biglietto da visita del tuo libro. Si tratta di un elemento cruciale su cui devi riflettere attentamente; se infatti apparirà artigianale difficilmente un lettore ci si avvicinerà.

Ecco perché è sempre bene affidarsi a un grafico professionista: una spesa, certo, ma è veramente il minimo se vuoi partire con il piede giusto.

Ma c’è una cosa che devi avere chiara indipendentemente che tu faccia da solo o che scelga un grafico: la tua copertina deve essere riconoscibile anche su piccole dimensioni. Negli store, infatti, occuperà sì e no lo spazio di un francobollo, ed è in quelle proporzioni che dovrai ragionare.

Se il titolo e il disegno non si distinguono, chi voi che si fermi a leggere?

16. Il prezzo è una sfida seria.

Può sembrare una sciocchezza ma non lo è: il giusto prezzo può far la differenza tra un buon libro che vende e un buon libro ignorato dal pubblico.

Nelle scorse settimane ho scritto un paio di articoli a riguardo che ti guideranno passo passo nel percorso per trovare il giusto prezzo a cui vendere il tuo libro.

17. La libreria non è il traguardo.

Lo so, hai sempre desiderato fermarti davanti a una libreria e vedere il tuo libro in vetrina.

Ma mettiti il cuore in pace sin da ora: con il self ciò non succederà. E non perché con il self pubblichi solo in digitale (molti, erroneamente, lo credono) ma perché se anche pubblichi in cartaceo arrivare in libreria è molto difficile.

E se anche arrivassi grazie a un qualche servizio in uno sparuto gruppo di librerie, sarà già molto se conquisterai un piccolo scaffale in un angolo buio del negozio.

L’unico modo certo per arrivare in libreria è che tu ti prenda la briga di farti amico qualche libraio indipendente e mandargli i libri. Una faticaccia, credimi, i cui risultati sono infimi sotto l’aspetto delle vendite. Del resto, chi c’è, a parte tua zia, che entrerebbe in libreria a cercare il tuo libro?

Almeno all’inizio, quindi, evita di farne un chiodo fisso. Puoi diventare uno scrittore di successo anche se le librerie non hanno il tuo romanzo.

18. Acquista i tuoi libri il meno possibile.

È una cosa che molti autori self fanno: pubblicano il libro sulle piattaforme e poi si comprano un tot di copie cartacee. Per amici e parenti, questa è la scusa.

In realtà spesso si fa per la soddisfazione personale di vedersi arrivare a casa una scatola piena di tuoi libri.

Ecco, non farlo. Perché molto probabilmente quella scatola resterà così: piena dei tuoi libri.

Con questa pratica fai solo il gioco delle piattaforme, che spesso non vendono altre copie se non quelle che si acquista l’autore.

Ha senso solo se hai già la certezza che venderai quelle copie, se un tot di amici e parenti veri ti hanno già prenotato il libro. Negli altri casi è quasi certamente un modo per avere una fastidiosa scatola in più al prossimo trasloco.

19. Fai un sacco di domande.

Stai per fare un passo importante: diventare editore di te stesso. E l’editore è un imprenditore. Non è quindi un mestiere facile in cui ci si improvvisa.

Per cui fai domande, a tutti, altri autori, alle piattaforme di self, a sedicenti guru… Il più delle volte forse non otterrai risposte soddisfacenti, ma le volte che succederà potresti risparmiarti qualche grattacapo o scoprire un segreto che ti aprirà le porte del successo.

20. La self-publishing è un business fluido.

L’autoeditoria è un settore evoluzione, soprattutto qui in Italia (nei paesi anglosassoni è ormai una realtà consolidata) e come tutte le attività che si svolgono soprattutto tramite il web è destinato a subire continue trasformazioni. È quindi importate restare sempre sul pezzo per essere pronti a sfruttare le novità che ci riserverà il prossimo anno.