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Voci da “Più libri più liberi”

Si è conclusa alle otto di sera del 9 dicembre scorso la diciassettesima edizione della più importante fiera libraia di Roma, Più libri più liberi. Cinque giorni vissuti sulle ali di una partecipazione straordinaria, con file e code agli ingressi praticamente tutti i giorni, quasi fino all’ultimo minuto.

L’Associazione Italiana Editori, promotrice della manifestazione, si è dichiarata soddisfatta dello straordinario risultato ottenuto: bissare il successo dell’edizione passata.

Oltre cinquecento stand di piccole e medie case editrici dislocati su 3500 metri quadri di spazio espositivo, decine di ospiti illustri, dallo scrittore americano Joe Lansdale al poeta Patrice Nganang, e moltissimi incontri culturali e professionali, all’ombra della Nuvola dell’architetto italiano Massimiliano Fuksas, nel nuovissimo Roma Convention Center nel quartiere Eur.

La sindaca di Roma, Virginia Raggi, in un’intervista ha dichiarato che PLPL è diventata la fiera del libro più importante d’Italia, e in un certo senso non si può darle torto. I numeri parlano chiaro: circa centomila visitatori in cinque giorni (in linea con l’edizione passata), tutti alla caccia di qualche buon titolo da aggiungere alla propria libreria o in cerca di un autografo o un selfie col proprio idolo letterario.

L’organizzazione è stata impeccabile, dalla pubblicità nelle settimane precedenti l’evento all’accoglienza della folla assetata di cultura che si è riversata, con entusiasmo ma molta disciplina, al Roma Convention Center.

Vincente anche l’iniziativa della Regione Lazio, che nei mesi scorsi aveva predisposto dei buoni per gli studenti delle scuole primarie e secondarie. E sono stati proprio gli studenti i protagonisti delle prime mattine di fiera. Centinaia di ragazzi hanno girato con entusiasmo tra gli stand, riuscendo a portare a casa almeno un buon libro. L’iniziativa ha ovviamente raccolto anche i favori degli editori, che proprio grazie ai Buoni Scuola sono riusciti a vendere anche nella fascia oraria più critica, quella del mattino dei giorni feriali.

Insomma, questa diciassettesima edizione di Più Libri Più liberi ha soddisfatto in eguale misura sia i visitatori che gli editori, dimostrando ancora una volta che nel nostro paese la voglia di cultura resiste a tutte le distrazioni mediatiche e ai tentativi di depistaggio, che spesso, va detto, ci auto-infliggiamo, salvo poi riscoprirci illuminati amanti romantici del più antico e intramontabile vessillo di libertà e ispirazione mai creato dall’uomo: il libro.

 

I piccoli e medi editori sono stati i protagonisti di questi 5 giorni intensi, riuscendo a dimostrare che, in un sistema condizionato pesantemente dai grandi gruppi editoriali, è comunque possibile proporre al pubblico autori e titoli spesso ignorati e snobbati, ingiustamente, dalle ferree logiche dei mercati e del marketing.

Girando per gli stand di PLPL si aveva l’impressione di trovarsi in una sorta di universo parallelo, rapiti da titoli, copertine e (spesso) formati che mai ci capita di scorgere tra gli scaffali dei grandi librai di catena o di franchising. E senza l’intenzione di voler accendere la miccia della polemica, attestiamo pure che nella maggior parte dei casi questi titoli e copertine non li vediamo neanche sugli scaffali delle piccole librerie indie, che sempre più di spesso ormai sono costrette, da un (in)sano istinto di sopravvivenza ad uniformarsi alle diaboliche esigenze di distribuzione che dettano ritmi e umori delle grandi case editrici.

E l’impressione, a passeggiare tra le esposizioni degli oltre cinquecento stand, era proprio questa: che una possibilità di redenzione del mercato e di ripristino di dinamiche editoriali più umane e più ispirate a livello di dignità culturale sia da ricercare nel lavoro magnifico che i piccoli editori svolgono ogni giorno, lottando contro un sistema che li vedrebbe annientati se non fosse per quel folle fuoco di passione che da sempre avvolge gli uomini quando si mette loro un libro tra le mani o, peggio ancora, quando gli si dà la possibilità di crearne uno e farlo conoscere a tutti gli altri.

Come disse una volta l’attrice americana Helen Hayes: i genitori ti insegnano ad amare, ridere e correre. Ma solo entrando in contatto con i libri si scopre di avere le ali. E noi siamo sicuri che siano stati tanti quelli che in questi ultimi giorni hanno spiccato magnifici voli tra la Nuvola di Fuksas. E allora grazie ai Piccoli editori italiani, questi folli sognatori che progettano ogni giorno le piccole ali di carta stampata su cui noi possiamo ispirare i nostri voli quotidiani, lontano dalla realtà ma sempre un passo più vicino ai nostri sogni.

 

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