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10 ottime ragioni per scrivere

La parola ai nostri autori


articolo di
Andrea Micalone

Qualche tempo fa scrissi un decalogo dal titolo “10 pessimi motivi per scrivere”, in cui espressi appunto le ragioni per cui, a mio parere, sarebbe meglio tenere le penne tappate e i pc spenti. Adesso, però, capovolgo la questione: oggi vi dico quando, sempre secondo me, è invece bene farlo.

I chiarimenti sono gli stessi, identici, della volta precedente, ma li ripeto a scanso di equivoci.

Innanzitutto è ovvio che troverete dell’ironia, dunque non prendete tutto per oro colato.

Per seconda cosa tengo a precisare che, in questo articolo, con il termine “scrivere” intendo esclusivamente lo “scrivere un’opera narrativa (racconto, romanzo, ecc.)”. Dunque sono esclusi dalla lista coloro che vogliono scrivere diari segreti, che scrivono per sfogarsi, per curarsi, per vendetta, ecc.
Detto ciò, ricominciamo e scopriamo che si scrive

1 – quando si ha qualcosa da dire (non quando si vuol dire qualcosa).

Sì, cominciamo proprio con una quasi citazione di Fitzgerald (pare che esista una frase quasi identica di Emil Cioran, ma vabbè… quel che conta è la frase e non chi l’ha detta). A mio parere questa è una frase così bella (l’originale, o le originali) che non ha bisogno di molte spiegazioni.

Dev’essere l’argomento che avete scelto a spingervi nello scrivere, e non il vostro bisogno di mettervi in scena a qualsiasi costo.

2 – quando è soltanto un mezzo.

L’importante è sempre il contenuto, e non lo scrivere in sé senza sapere quel che si sta facendo. Le ispirazioni divine sono molto rare, e non colgono chiunque appena prende una penna in mano. Inoltre, proprio quelle forme che ci appaiono più libere, come il flusso di coscienza o la poesia in versi sciolti, in realtà sono le più complesse, quelle che richiedono maggior preparazione. Insomma, accostare parole a caso vi porterà nel migliore dei casi a inventare il dadaismo (ma ormai è troppo tardi), mentre nel peggiore dei casi vi renderà dei pessimi poetucoli.

3 – perché piace, non per eroismo.

Fate attenzione: scrivere è soltanto scrivere, più o meno bene. Non si è artisti o eroi della patria solo perché abbiamo sprecato qualche mese della nostra vita a creare un romanzo.

4 – se e solo se si ama questa attività.

In caso contrario, semplicemente, si scriverà male.
(E vantarsi del “non scrivere” – sono pochi, ma esistono – , anche qui, non farà di noi degli eroi o degli intellettuali di livello superiore. Se ci piace di più qualche altro mezzo per comunicare o per tentare di fare arte, amen, non siamo migliori o peggiori di chi vuol scrivere.)

5 – per sopravvivere al tempo.

Sembrerà presuntuoso, ma secondo me non lo è. Tutti lo facciamo per questo. Nella speranza che qualcuno ci legga, stiamo semplicemente desiderando che i nostri pensieri non spariscano con noi. Poi i grandi autori dureranno secoli, noi invece fino a mercoledì, ma in ogni caso essere onesti con se stessi sul “perché scriviamo” ci chiarirà molto le idee sul nostro lavoro, per quanto piccolo esso sia.

6 – per raccontare quella volta che…

Sì, proprio per raccontare quella volta precisa (anche se inventata), quella domenica in cui abbiamo fatto indigestione di cozze, quel pomeriggio in cui ci siamo spellati il naso, quell‘ora in cui abbiamo dormito su una panchina; non si scrive per raccontare cos’è la morte, cos’è la vita, l’universo e tutto quanto (o meglio, quello magari lo si fa quando si guadagna un pochino d’esperienza in più).

7 – perché abbiamo le parole giuste.

Non si scrive per “sovrabbondanza di parole”, dicevo la volta scorsa. Si scrive invece per trovare le parole giuste, o almeno le migliori. Poche ma buone.

8 – per rileggersi.

…e così potersi disperare per quanto è brutto quel che abbiamo scritto. Riscrivere e ricorreggersi all’infinito deve essere il nostro primo divertimento. E se far questo ci annoia, allora amen: non scriviamo e tanti saluti (vedi punto 4).

9 – per dire a tutti ciò che ci vergogniamo di dire persino a noi stessi.

Bella questa! E credo che l’originale fosse anche meglio. Purtroppo temo non sia mia, ma non riesco a ricordare chi l’abbia detta. In premio uno smile sorridente a chi mi ricorderà chi è l’autore dell’aforisma.

10 – quando se ne ha un bisogno imprescindibile, quasi fisico.

Simili casi gravissimi però non necessitano di questi miei miseri decaloghi, né di tutti gli incoraggiamenti del mondo. Chi ha davvero bisogno di scrivere lo farà sempre, comunque e in ogni caso. Per fortuna.