intervista

Quattro chiacchiere con Giorgio Bastiani

Oggi scambiamo qualche parola con Giorgio Bastiani, autore che incontra la scrittura quasi per caso grazie alle sue nipotine e che presto riceve i primi riconoscimenti fino alla vetrina di Extravergine d’autore con il giallo “La ragazza con il bracciale di conchiglie”.

Qual è stata la “scintilla” da cui è nato il tuo libro?

Mio padre era un maresciallo dei carabinieri e ho sempre abitato con la famiglia in caserma, nell’alloggio riservato al comandante, fino a quando mi sono sposato.
Ho mantenuto – e continuo a mantenere – buoni rapporti con tutti i militari, anche con quelli attuali.

Un giorno chiacchieravo con un maresciallo in pensione, davanti a una tazzina di caffè, e commentavamo l’ultimo episodio del commissario Montalbano, trasmesso la sera prima in Tv.
L’amico si lamentava che la maggior parte dei romanzi e dei telefilm polizieschi sono interpretati da ispettori o commissari di polizia.
Quello fu il momento in cui scattò la “scintilla”.

Per mettermi alla prova, decisi di partecipare a qualche concorso letterario. E alla fine provai a cimentarmi nella stesura di un romanzo il cui protagonista era un maresciallo dei carabinieri.
Ne ho parlato a lungo con l’amico che è stato una fonte inesauribile di idee e consigli. Tra una chiacchiera e l’altra mi ha raccontato episodi vissuti in prima persona.
E fu così che il primo romanzo prese forma nella mia mente.

Quali sono i tuoi segreti per scrivere un libro di qualità?

La domanda meriterebbe una serie di risposte che è difficile riassumere in poche righe.
Personalmente credo che si debba prendere spunto dai classici, ovviamente spulciando tra i generi con i quali ci si vuole confrontare.
Per i primi libri si può anche rubare, ma non copiare. Soltanto scrivendo e leggendo molto potremo crearci uno stile tutto nostro. Il lettore, già dalle prime battute, deve riconoscere l’autore per il suo modo di esprimersi, per la tecnica, per l’eleganza.

I miei “segreti” sono molto semplici.
Evito di scrivere forbito. In un romanzo non serve e si rischia di apparire saccenti. Sono sempre critico verso me stesso. Non ho timore di riscrivere la storia diverse volte e stravolgere interi capitoli. Vado a capo sovente per dare respiro al testo. Pagine e pagine fitte di parole attaccate l’una all’altra mal si prestano a una lettura piacevole e rilassante.

Il problema più spinoso per uno scrittore – a esclusione del fantasy – è rendere la fabula verosimile. Ciò che stiamo creando, la voce narrante, il punto di vista, i dialoghi, tutto deve rispecchiare una logica naturale, perché senza metodo non si va da nessuna parte.
Per questo, abbiamo a disposizione la regola delle cinque W, adattate agli scrittori, che stanno per:

  • Who? (Chi sono i personaggi della storia?): Dobbiamo creare personaggi positivi e negativi, attribuendo a ciascuno di loro virtù e debolezze;
  • What? (Qual è il contesto della storia?): In pratica è la trama;
  • When? (Quando si svolge la storia?): Se è un romanzo storico bisognerà informarsi molto bene del tempo in cui si svolge;
  • Where? (Dove si svolge la storia?): Descrivere il luogo, in modo che il lettore possa “vedere” l’ambiente;
  • Why? (Come si conclude la storia? Perché quel finale?): Dobbiamo sorprendere il lettore, proprio là dove non se lo aspetta.

Osservarle tutte e cinque è già un buon punto d’inizio.

Penso inoltre che le quaranta regole di Umberto Eco siano un ottimo suggerimento.

Ricordiamoci che i lettori vogliono leggere storie in cui possano riconoscersi nei personaggi.

Qualcuno ha scritto che “non si può scrivere come si parla e non si può parlare come si scrive”. Tuttavia, sono convinto che le due regole possano conciliarsi tra di loro, purché l’obiettivo finale sia il lettore.

Perché hai scelto di pubblicare in Self Publishing?

I tempi di lettura e valutazione delle case editrici sono lunghi. È risaputo. Per non parlare di certune che si prendono un anno o anche un anno e mezzo. E non sempre rispondono.

Non si può trascorrere anni e anni in attesa di qualcosa che non avverrà e di cui non abbiamo alcuna certezza di essere letti.

Alcune, le più piccole, magari ti pubblicano. Ma come farà un potenziale lettore a scoprirti, se nessuno ti conosce e se la CE non è presente fisicamente nelle librerie?
Altre pensano soltanto a rifilarti scatoloni di copie, che dovrai rivendere per conto tuo, attribuendoti di fatto il ruolo di autore e imprenditore di te stesso.

A questo punto è meglio il self, dove posso gestire tutto a mio piacimento.

Perché ti sei candidato alla selezione di Extravergine d’Autore?

Perché si devono cogliere al volo le opportunità.
Ringrazio Extravergine d’Autore che mi ha concesso di far parte degli autori selezionati. Ciò mi dà la possibilità di migliorare.
Un tale riconoscimento non può restare inascoltato. I componenti del Comitato di lettura hanno creduto in me e non intendo deluderli con i prossimi romanzi.

Mi sono candidato perché tra la miriade di associazioni, blog letterari e forum di dubbia utilità che imperversano sul web, Extravergine d’Autore mi è parso fin da subito come un punto di riferimento solido e schietto, un’Associazione culturale che prende per mano l’autore selezionato e lo accompagna nel lungo percorso che ha scelto, sia che scriva per il proprio piacere, per divertire o divertirsi o perché sente semplicemente l’impulso e il bisogno di farlo.