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Come valuta il tuo libro un editore (e anche noi)

Sottoporre al giudizio di altri il proprio lavoro è sicuramente uno dei crucci che più tormenta lo scrittore esordiente. Un dilemma tale che spesso porta i manoscritti a restare chiusi nei cassetti.

Chi invece trova il coraggio di superare questo scoglio, si trova inevitabilmente a chiedersi quale sarà l’opinione di chi lo leggerà.

In questo articolo voglio fare un breve ragionamento proprio su quelle che sono le metriche di valutazione che portano un lettore professionista (come un editore, ad esempio) a emettere un verdetto su un libro di narrativa.

Ti starai chiedendo: perché queste metriche dovrebbero interessare anche un self publisher, che l’editore invece lo vuole evitare? Semplicemente perché, spesso inconsciamente, anche il lettore “comune” usa gli stessi parametri di giudizio. Ed è proprio partendo da questi parametri che l’autore self dovrebbe analizzare il proprio testo e revisionarlo in fase di editing, per essere certo di proporre al pubblico un lavoro di qualità.

La voce narrante

La prima cosa che salta all’occhio di un lettore è sicuramente la voce che sta raccontando la storia. Potrebbe essere esterna alla vicenda, interna ma non coinvolta nei fatti, potrebbe essere quella di uno o più personaggi.

Indipendentemente dalla scelta fatta, l’essenziale è che la voce narrante sia coerente con la storia e con sé stessa perché è proprio su di essa che in prima battuta si regge tutta la credibilità della narrazione.

Hai certo la massima libertà, ma se scegli di far raccontare da un alieno una storia d’amore ambientata nell’antica Roma, è necessario che ci sia una giustificazione forte per questa scelta, e che venga mantenuta per tutto il romanzo, così come è necessario che l’alieno non diventi a un certo punto un pirata.

È un esempio ovviamente estremo, dove le difficoltà e le incongruenze sono evidenti. Spesso non è così, almeno non lo è agli occhi dell’autore, ma un lettore capisce sempre quando succede qualcosa di “strano” alla voce che gli sta raccontando la storia. Un po’ come quando cambiano doppiatore al protagonista della tua serie preferita!

La credibilità dei personaggi

Per un autore questo dovrebbe essere un punto fondamentale. I tuoi personaggi sono plausibili, nel contesto fittizio del romanzo? Le loro azioni sono congruenti sia con gli eventi della storia che con la loro psicologia? Se mentre scrivi non ti fai queste domande, probabilmente stai andando nella direzione sbagliata. E un lettore se ne accorgerà subito, stroncandoti senza alcuna pietà.

Presta inoltre molta attenzione al modo in cui i personaggi sono introdotti nella storia, al primo incontro con il lettore. La prima impressione avrà un impatto significativo sul suo giudizio nei confronti dello sviluppo del personaggio.

La credibilità passa anche attraverso la diversità. È fondamentale che ogni personaggio abbia le proprie caratteristiche, la propria psicologia, il proprio modo di parlare. Scrivere storie con personaggi tutti uguali è il modo più sicuro per far richiudere il libro già dalle prime pagine.

Dentro la trama

Poi arriva la questione della trama. È un tema molto complesso perché molteplici sono i fattori che possono incrinarne la struttura. È un po’ come in un puzzle di 5.000 pezzi, dove basta un dettaglio sbagliato per rovinare l’intera immagine.

Il problema è che piccoli errori di coerenza all’interno di una storia sono spesso invisibili agli occhi di chi l’ha scritta. Che siano personaggi in possesso di informazioni che non potevano reperire, o fatti e situazioni anacronistici, per te che hai pensato la storia nel complesso, che ci hai riflettuto per mesi o anni, vedere questi dettagli è spesso impossibile, perché sono sommersi nel grosso della trama.

Ma un occhio che legge per la prima volta la tua storia, soprattutto se attento come quello di un addetto ai lavori, coglierà subito ogni minima incongruenza. E più incongruenze ci saranno più le quotazioni del tuo libro coleranno a picco.

Ecco perché, prima di darla in pasto al pubblico, sarebbe molto utile far leggere la tua opera a uno o più beta-reader, se non addirittura sottoporla al lavoro di un editor professionista.

Cosa dai al lettore?

Sai cosa si chiede un lettore alla fine di un romanzo? La domanda che si fa (spesso inconscia) potrebbe sintetizzarsi così: “E allora?”

Alla fine il lettore vuole qualcosa da te, vuole sapere che ha speso bene il suo tempo, che ha investito in modo gratificante i suoi soldi.

Cosa vuole? Vuole emozionarsi, imparare, crescere, illudersi, sognare…

Vuole che, arrivato alla parola fine, il libro gli abbia lasciato qualcosa, che sia un sorriso o un motivo per riflettere sulla condizione umana, poco importa, l’importante è che chiudendo la pagina si senta soddisfatto.

Per dare valore al tuo lettore devi innanzitutto fare attenzione ai precedenti elementi e imparare a controllarli con dovizia. Ci vuole esercizio, esperienza e a volte anche un aiuto esterno. Se poi ci aggiungi quel tocco in più chiamato talento, il successo apparirà sicuramente dietro l’angolo.

 

One thought on “Come valuta il tuo libro un editore (e anche noi)

  • Calogero

    Una voce narrante in linea con la struttura del romanzo è l’abc della scrittura, non dovrebbe neanche esserci bisogno di sottolinearlo, anche se a qualche aspirante scrittore la cui voce si intrufola nel romanzo per dire la sua questo semplicissimo concetto sembra estraneo… A meno di fare come Stephen King che ha avuto l’ardire di comparire come personaggio in uno dei suoi libri (ritengo che fosse parecchio a corto di idee e magari anche pressato dal suo editore).

    Spendendo la giusta attenzione, nemmeno le incongruenze dovrebbero essere un problema serio. Ci si può aiutare con uno schema cronologico, qualche appunto, le scalette e le schede pesonaggio.

    Dare credibilità ai personaggi, personalmente, lo trovo molto più difficile, soprattutto quando in una storia ve ne sono più di quattro o cinque principali. Suppongo che con l’esperienza, comunque, si possa migliorare.

    Per sviluppare al meglio ogni aspetto della scrittura serve pratica, pratica e poi ancora pratica; il talento comunque non cresce sugli alberi.
    Si può anche essere, o diventare, scrittori eccellenti ma senza l’ispirazione non si riuscirà mai a scrivere una storia che il lettore, o l’editore, apprezzino davvero.

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