vinci infodump

Combattere (e sconfiggere) l’infodump

La parola ai nostri autori


articolo di
Andrea Micalone

Nel precedente articolo ho affrontato il problema del “materiale aggiuntivo” e di come riutilizzarlo per non essere costretti a tagliarlo.
Esiste però un tipo di materiale che invece va sempre eliminato senza pietà.
Sto parlando dell’infodump.

Questa parola di origine anglosassone descrive perfettamente il concetto: un eccesso di informazioni che diventa vera e propria spazzatura.
Per combattere questa trappola, ben nota a chiunque si sia mai accinto a scrivere, è bene innanzitutto capire perché si cade in essa.

Quando si è davanti alla pagina bianca si è ossessionati da una soffocante domanda: il lettore capirà ciò che intendo dire?
Nel timore di non essere compresi, si tende infatti a dilungare le spiegazioni per essere assolutamente certi che chiunque legga il romanzo non debba mai pensare: “non ho capito”.

È infatti certo che peggio dell’eccesso di informazioni c’è una cosa soltanto: l’incomprensione. Possiamo perdonare (seppur a fatica) un autore che si perde in lungaggini, ma non quello che non sa spiegarsi (quest’ultimo in effetti non è neanche considerabile un autore; dove per “autore” s’intende qualcuno che riesce quantomeno a comunicare, a un livello elementare, i propri pensieri e una storia).
Nel timore di non esserci spiegati, ecco dunque che ci facciamo prendere la mano e affastelliamo più materiale del necessario. In questi casi si cade nell’infodump.

Per infodump però possiamo intendere anche l’eccesso di informazioni riguardanti l’ambientazione.
Questo secondo caso può essere rintracciato in qualsiasi romanzo, ma è in quelli di genere fantascientifico o fantasy che a volte prende il sopravvento in modo gravoso. Quando infatti ambientiamo storie in mondi diversi dal nostro, siamo impazienti di mostrare ai lettori l’universo alternativo che abbiamo creato nelle lunghe ore di lavoro. Vogliamo perciò raccontare tutto, ogni più minuto dettaglio, così da non rendere quella preparazione un esercizio inutile.
Pensiamo: il lettore apprezzerà sicuramente!

Ebbene, non è così.
Spiattellare ore di storia e geografia fantastiche farà strappare i capelli al malcapitato lettore!
Il lavoro, se ben fatto, dovrà invece rimanere sotto il pelo dell’acqua: sempre percepibile, ma senza vederlo. L’ambientazione dovrà essere la struttura e le fondamenta del nostro romanzo, ma non dovrà mai essere messa in chiaro con la forza. Dovrà apparire ad ogni angolo, ma senza conquistarsi la scena.
Insomma, il lettore deve percepire una struttura “dietro” alla trama che sorregge il tutto, ma questa non deve schiacciare le azioni dei personaggi.

Dopo ore di faticoso studio e lavoro, però, ci domandiamo: perché abbiamo fatto tutto questo se non per inserirlo nel romanzo?
Io credo che sia bene ingoiare questa domanda e consolarsi con la semplice risposta che una buona ambientazione traspare da sé. Il lavoro darà i suoi frutti solo quando rimarrà semiaffiorante e non imposto.

Ecco dunque che arriviamo al punto fondamentale: dopo aver capito cosa sia l’infodump, dobbiamo armarci di coraggio e tagliarlo ovunque lo incontriamo.
Come sempre dobbiamo allora chiederci, rigo per rigo, frase per frase, se ogni parola sia davvero utile ai fini della narrazione. Se non lo è, occorre tagliarla.
Questo, più che un atto di pazienza, è un atto di onestà e coraggio.
Difatti, appena scoveremo qualcosa che potrebbe essere infodump, subito il nostro cervello e il nostro orgoglio si armeranno per fermarci. Sentiremo una vocina dirci: “Ma questo dettaglio è così bello!” oppure “Ma questa descrizione è così interessante!”

Non dovrete dare ascolto a queste voci.
Nel momento in cui sorge il remoto dubbio di aver trovato un’informazione spazzatura, dobbiamo riconoscere il segnale: nel 90% dei casi è davvero spazzatura. Dobbiamo eliminarla.

P.S.
E sappiate che, per quanto possiate essere spietati, un estraneo (lettore, editor o passante che sia) troverà sempre mille informazioni spazzatura in più di voi.
Dunque, almeno quelle che troviamo da soli, tagliamole.

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