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L’ingrediente indispensabile di un romanzo

Scrivere un romanzo che sappia coinvolgere il lettore è il desiderio di ogni scrittore. Farlo, ovviamente, richiede molto più della capacità di tradurre un’idea in parole scritte, bisogna dare forma a personaggi, disegnare ambientazioni e soprattutto costruire una trama credibile e coinvolgente.

Ma c’è un altro elemento fondamentale, anzi, indispensabile, su cui si fonda ogni storia, qualunque sia il suo genere letterario, un mattone che regge tutta la struttura narrativa e senza il quale un romanzo non può esistere, né tanto meno sperare di avere successo: sto parlando del conflitto.

Il conflitto è esattamente ciò che il dizionario ci insegna: un urto, un contrasto, un’opposizione. È un elemento di disequilibrio, di rottura, che genera incertezza in chi lo vive (come ad esempio un personaggio) e curiosità in chi ne è spettatore (o lettore).

Senza conflitto non esiste storia da raccontare.

Ma per comprendere meglio il significato di questa affermazione proviamo a vedere da vicino come è usato il conflitto nei grandi romanzi e a fare un gioco: reimmaginarli senza il conflitto!

Il conflitto come elemento scatenante

Tutti conoscono “I promessi sposi” di Manzoni e saprebbero riassumerne la trama in poche parole (motivo per cui non lo farò). Qual è il conflitto in questa vicenda penso sia chiaro: l’opposizione di Don Rodrigo alle nozze dei due protagonisti.

È quello, infatti, l’elemento scatenante che costringe Renzo e Lucia a vivere alterne vicissitudini. Ma senza questo conflitto che storia ci avrebbe raccontato Manzoni?

Don Abbondio passeggia per le stradine di Lecco recitando il breviario e ammirando il paesaggio. Arrivato a una biforcazione del sentiero, il curato incontra due Bravi che lo attendono e gli chiedono di portare gli auguri del loro signore, Don Rodrigo, a due paesani prossimi alle nozze, Renzo e Lucia.
Il giorno del matrimonio il curato è ben lieto di riportare il messaggio e i due giovani convolano a nozze felici di avere l’approvazione del signorotto locale.

E poi? Fine della storia?

Certo, basta, cos’altro resterebbe da raccontare? La vita coniugale di Renzo e Lucia? Sarebbe davvero interessante? Dato che andavano d’amore e d’accordo direi proprio di no, o almeno non lo sarebbe fino all’arrivo della peste, cioè di un conflitto, un’ostacolo sul cammino della normalità.

Il conflitto come fulcro narrativo

In genere un romanzo si sviluppa su più conflitti (come accade in realtà ne “I promessi sposi”) ma alcuni tendono a prevalere su altri, tanto da diventare il centro di gravità di tutta la struttura narrativa.

L’esempio migliore che mi viene in mente è quello di “Moby Dick” di Melville: qui incontriamo Ismaele, un marinaio esperto che per il suo prossimo viaggio ha deciso di imbarcarsi su una baleniera. La sorte lo porta sulla Pequod un vecchio bastimento comandato dal capitano Achab, un uomo arcigno e misterioso che tiene nascosto il vero motivo di quel viaggio: vendicarsi ad ogni costo del capodoglio che gli ha staccato la gamba.

Al di là dei diversi piani di lettura che si celano dietro il dualismo Achab/Moby Dick, appare evidente che, senza il sentimento di rivalsa che muove il capitano, tutta la storia si reggerebbe sul nulla, ne rimarrebbe un trattato sulla caccia alla balena dal discutibile interesse.

Il conflitto tra Achab e la balena bianca non solo ha reso questo romanzo un capolavoro della letteratura americana, ma è entrato anche nel simbolismo collettivo a rappresentare la vendetta autodistruttiva.

Il conflitto impersonale

Ma per avere conflitto non è indispensabile che esista un contrasto tra personaggi (come nei due precedenti esempi), quello che è davvero necessario è un elemento di rottura della normalità.

Questo può risiedere anche in un luogo (ad esempio una casa infestata dagli spettri) oppure in uno stato d’animo.

Prendiamo “Il deserto dei Tartari”: qui Dino Buzzati racconta la storia di Giovanni Drogo un ufficiale militare assegnato alla Fortezza Bastiani, un avamposto nel remoto nord ai confini con un territorio nemico, il deserto dei Tartari. Sebbene fin dal primo giorno voglia chiedere il trasferimento, Drogo resterà alla Fortezza, come invischiato nella sua routine e nella vana attesa di un attacco, sino a che, ormai vecchio e morente, non verrà congedato, proprio quando il nemico dichiara finalmente guerra.

Individuare il conflitto, in questo caso, non è così immediato, perché non di tratta di un contrasto tra personaggi, o tra popoli, come la presenza di un nemico lascerebbe credere. Non è neppure strettamente legato a Drogo, al posto del quale Buzzati avrebbe potuto raccontare di un altro abitante della Fortezza.

Il conflitto in questo romanzo è rappresentato dall’attesa.

Se Drogo, invece di aspettare tutta una vita un nemico invisibile, arrivasse alla Fortezza prima di una battaglia, il romanzo racconterebbe ben altro, sarebbe la cronaca di una guerra e molto probabilmente non sarebbe il capolavoro che invece è.

Il conflitto come tematica

Spesso anche nella tematica di fondo del romanzo risiede un importante conflitto.

casa hobbitEcco un esempio molto famoso: “Il Signore degli Anelli”, che immagino tu conosca (se non nella sua forma letteraria almeno in quella cinematografica), è un romanzo che per la sua complessità racchiude all’interno della trama moltissimi conflitti.

Le vicende che guidano il personaggio di Gollum, ad esempio, sono mosse dal suo patologico desiderio di tornare in possesso dell’Unico Anello.

Se però togliessimo questo singolo e personale conflitto, immaginando un Gollum completamente indifferente alle sorti dell’Anello, ne otterremmo una storia leggermente diversa in alcuni episodi, anche importanti, ma sostanzialmente identica negli intenti: narrare la lotta contro l’antagonista Sauron.

Questo perché esiste un conflitto più profondo insito nella tematica guida del romanzo (e di tutto il genere cui appartiene): lo scontro tra bene e male.

Riesci a immaginare “Il Signore degli Anelli” senza questo conflitto? Io no…

Naturalmente, a trasformare l’opera di Tolkien in un capolavoro della letteratura, è ben più della semplice tematica, ma è l’insieme e il superamento di tutti gli ostacoli che rendono questa avventura leggendaria.

Questi quattro esempi, ovviamente, non completano la trattazione di un argomento che è ampio e di grande importanza per un romanziere, tanti altri se ne potrebbero fare e se te ne vengono in mente usa pure i commenti!

Spero però siano sufficienti ad accendere i riflettori su una questione veramente importante: senza aver chiaro sin dall’inizio qual è il conflitto che si trova alle fondamenta della tua storia, infatti, non puoi certo sperare di scrivere un romanzo di successo.

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