DOVE VANNO GLI ACCENTI?

Come fare pace con gli accenti

Non so tu ma quando scrivo controllo, ogni volta, accenti e apostrofi. E nonostante mi trovi a fare sempre la medesima ricerca, ogni volta, mi assale il dubbio. “Ma come si scrive?”.

Forse, ho bisogno di fosforo 😀 ma, probabilmente, il vero motivo è che ho l’abitudine – insana – di controllare sempre in rete. Se invece, ogni volta, controllassi sul dizionario della lingua italiana? Sullo Zingarelli, ad esempio. Non so perché ma qualcosa mi dice che se lo facessi, se tornassi più spesso alla carta, forse, la questione accenti mi entrerebbe in testa una volta per tutte.

E invece eccomi qua a googlare per la centesima volta accenti e, in futuro, apostrofi e “d” eufonica (per oggi parliamo solo di accenti, però). Ma sta volta sarò furba, sai? Eheee questo post lo salvo nella scrivania del Mac e lo apro ogni volta che mi serve.

DOVE VANNO GLI ACCENTI?

Accenti: i dubbi più comuni

Partiamo dalle incertezze più frequenti di cui magari, come me, avrai letto nel web ennemila post, ennemila volte. Eppure, ancora ronza nella testa quella domanda: nella 3a persona presente indicativo del verbo “avere” c’è l’accento?

Da, Dà o Da’?
Come si legge nel sito della Treccani:

  • Da senza apostrofo: preposizione semplice;
  • Da’ con l’apostrofo: 2a persona imperativo del verbo “dare”;
  • con l’accento: 3a persona presente indicativo del verbo “dare”.

Praticamente, c’è da scriversi lo schema come quando si andava a scuola.

Altri accenti, altri errori

Ma andiamo avanti:

  • Un po’ o un pò?
  • Vabbè o vabbe’?
  • Perché o perchè?
  • Do o dò?
  • Se stesso o sé stesso?

la confusione sugli accenti nasce – mettendo, momentaneamente, da parte la questione della pigrizia culturale – anche dall’uso della tastiera di pc e telefoni cellulari. Non so te, ma della correzione automatica delle parole non mi sono mai fidata completamente. E, in certi casi, ho fatto bene.

E allora come lo scrivo?

Un po’ si scrive con l’apostrofo:
le motivazioni puoi leggerle qui (che sia benedetto il sito della Treccani!).

Vabbè si scrive con l’accento.
Ecco, qui si apre un’altra questione: nonostante la “e”, in questo caso, sia aperta, Antonio Russo De Vivo fa notare qui che c’è ancora confusione sul suo uso. Ma non voglio farti aumentare il mal di testa (il mio è iniziato da un po’ veramente…), il dizionario di Internazionale di Tullio De Mauro scrive “vabbè” e a noi va benissimo così.

Si scrive perché.
Dai, questa è facile. Si tratta sempre di apertura e chiusura della “e”.

Si scrive io do.
Ok, a questa non avevo pensato ma la ragione è molto semplice. Come si legge nel forum dell’Accademia della Crusca, in che modo si potrebbe confondere la nota musicale “do” con la prima persona del verbo “dare” in una frase?

Ed eccoci alla ciliegina sulla torta:

Si scrive se stesso e si scrive sé stesso.
Tadan! Colpo di scena 🙂 ma come? Non c’era tutta la questione “e però si ripete “stesso” quindi l’accento non c’è su “se””. E però, e però. No, guarda qui fai veramente come ti pare. Ecco perché:

manca una regola specifica, scrive l’Accademia della Crusca.

Comunque, il suggerimento migliore che posso darti – e darmi – è aprire un vocabolario recente. Rimane uno strumento aggiornato, approfondito e preciso. Perché, che lo si voglia o no, la carta rimanda a un senso di affidabilità, a un punto di riferimento, a qualcosa di stabile che rimane nel tempo. E, questo, in qualche modo influenza il nostro apprendimento.

Ma si tratta della mia opinione. Tu che idea hai? E, soprattutto, se ti va di sciogliere altri dubbi sugli accenti, scrivilo nei commenti qui sotto 🙂

6 thoughts on “Come fare pace con gli accenti

  • Giuseppe Vita

    Io penso che il vocabolario deve essere sempre a portata di mano, tanto più, ché vengono continuamente introdotti termini anglofoni e nuove parole scientifiche. Per quanto riguarda l’italiano occorre leggere un po’ di tutto ad iniziare dallo stilnovismo in poi. Non vi dico, per quanto riguarda il vernacolo, quanto sia più complicato scriverlo, in quanto ogni paese ha il suo e rispecchia un vecchio retaggio di proposizioni, per cui occorre anche premunirsi di un dizionario della lingua dialettale.

    • Margherita

      Ciao Giuseppe, scusa la risposta in ritardo ma sono mamma da pochissimo e la gestione del tempo è un po’ complessa in questo momento. Grazie per il tuo commento, ti rispondo volentieri 🙂 Appoggio in pieno la questione delle parole anglofone. In alcuni casi – anche se non sempre – possono “intrappolare” il linguaggio. Difatti, certe volte, apparentemente sembrano semplificare la comunicazione ma, nel concreto, la complicano soprattutto quando ci si rivolge a coloro che non conoscono alcuni termini. Sono restia ad abusarne proprio per questo motivo. Il vocabolario, in questo caso, va usato proprio per arricchire il linguaggio e limitare l’uso di espressioni anglofone.

  • Barbara Strange

    Penso che alcuni dubbi siano frutto di ignoranza crassa. Non serve il vocabolario ma un libro di grammatica italiana..
    Non credo sia il tuo caso però molti dovrebbero tornare a farsi una istruzione.

    Una piccola correzione: quella sul po’ graficamente è un apostrofo ma tecnicamente è un apocope perché si elide una intera sillaba: po-co diventa po’

    A mio avviso un buon metodo per imparare a scrivere correttamente potrebbe essere avere l’abitudine di leggere dei buoni libri.

    Ad ogni modo, grazie per i consigli 🙂

    • Margherita

      Ciao Barbara, ti chiedo scusa se rispondo ora ma sono mamma da poco 🙂 tanta gioia ma anche tanto lavoro! Riguardo alla mancanza di conoscenza della grammatica italiana, sono convinta che risalga a una pigrizia culturale che coincide con l’arrivo della tv in Italia. L’insegnamento della lingua italiana sembra essere passato prima da lì che dalle scuole e questo ha portato a conseguenze dannose. Non è una condanna verso la tv ma verso un sistema culturale in cui questa è diventata primaria rispetto alla cultura. Grazie a te!

  • Nicola

    Si scrive tah-dah….é..è..ê

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