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Nell'ombra delle donne

Simona Polimene

IL BACIO DELLA LIBERTÀ
(L'AMORE VIOLA)

Esiste un amore più grande di quello che ti lascia andare?

 

Me ne sto tranquilla ad aspettare, prima o poi tutto diverrà più chiaro. È l’abitudine che hanno i pensieri, almeno i miei. All’inizio sono un groviglio unico di rabbia e dolore ma a un certo punto un filo ribelle si scioglie e scappa dalla matassa. Ecco, sto aspettando quel filo. Qui a occhi chiusi. L’aria mi sfiora il corpo, mi entra nelle narici e ne riesce. Credo che a un certo punto l’aria in entrata e quella in uscita si scontrino e si mescolino e si facciano tiepide l’una con l’altra. Lo credo perché sembra che mi arrivi meno ossigeno ogni due, tre respiri. Gli occhi mi si appesantiscono, ma non li chiudo. Sto cercando il filo che mi conduca fuori da questo labirinto, quasi fossi Teseo.

La notte scricchiola in un silenzio rugginoso e umido di auto solitarie e gatti randagi che si azzuffano per un avanzo immangiabile. Il mio stomaco è sempre stretto tra rabbia e dolore, il cuore pompa sangue e lacrime ma io aspetto. Sto ferma, orizzontale tra pavimento e soffitto come fossero cielo e terra e io una pianta desiderosa di pioggia. L’attesa è un preludio, chi aspetta sta sperando. Chi aspetta ripone fiducia in una soluzione. Un fiotto acido mi sale in gola e con calma lo ricaccio giù. Lo sento fare fatica ad adattarsi al buio dei crampi che mi attanagliano la pancia. Non mi muoverò da qui. Serro la bocca e delicatamente continuo a deglutire saliva, antico rituale di origine istintiva: acqua sul fuoco. Funziona.

Una zanzara è riuscita a ingannare la fitta trama della zanzariera e ronzando con sempre maggior ardire si posa sul mio naso. Sembra guardarmi mentre affonda il suo pungiglione e si nutre di me e delle mie aspettative. Vola sul muro dietro alla luce sul comodino e indugia. Anche lei. Sembra dispiaciuta di avermi provocato questo prurito insopportabile, che la mia immobilità mi costringe ad accettare e subire. Il suo svolazzare canzonatorio vicino al mio orecchio sinistro mi aveva raccontato altro. Non c’era senso di colpa, solo un atavico bisogno da soddisfare. Comunque, adesso non sono più sola in questa attesa e gioisco del fatto che una goccia del mio sangue possa riuscire addirittura a volare e farsi beffe di una zanzariera.

 

Luci veloci sul muro sfrecciano accanto alla zanzara facendola sembrare dorata, dorata quanto le gabbie di chi si sente al sicuro nella propria casa e nella propria vita. Esseri umani che si stringono dentro schemi rigidi, incompatibili con il flusso della vita libero e imprevedibile. Tutti a rimbalzare tra mura di gomma per mesi, per anni, quando inaspettatamente trovano una finestra aperta e iniziano a planare verso ciò che non è previsto nello schema. Può succedere, allora, di ritrovarsi immobile in un letto ad aspettare qualcuno, in attesa che il suo filo ribelle decida per te.

Io aspetto il filo ribelle e un’altra persona aspetta me e il mio filo. L’aria d’improvviso si è fatta pesante del mio sudore, sento il lenzuolo aderirmi addosso come un cerotto appiccicoso di colla e fluidi attaccato a una ferita. Resto immobile, non posso fare altro. Non devo fare altro. Una sirena in lontananza mi porta un po’ più vicino a te, una lacrima scende a precipizio dal mio occhio sinistro e mi bagna il lobo, finendo la sua corsa sul materasso, dove una volta stava il mio cuscino. Tu non hai mai pianto, eppure ti ho guardato a lungo, cercando di carpire una tua reazione. La sirena si avvicina pericolosamente al mio spazio di sicurezza, mi squassa le viscere. Provo l’impulso di alzarmi e chiudere la finestra, ma non lo farò. Guardo la zanzara e lei con un semplice colpo d’ali esce dal cono di luce sopra al comodino e se ne va via con il mio sangue. È esattamente quello che farai anche tu: io ti guarderò e tu andrai via con il mio sangue. Come adesso sarò immobile. Voglio essere sdraiata quando succederà. Mi concentrerò alla ricerca di ombre nella stanza e sarò tanto ricettiva da sentire ogni minima variazione della temperatura dentro e fuori di me. Non ci sarà gioia, come avevo erroneamente pensato. No, non ci sarà nessuna liberazione.

A giudicare dal silenzio proveniente dalla strada direi che sono all’incirca le tre di notte. Al filo ribelle restano cinque ore per fuggire dal groviglio. Se non lo farà dovrà riprovarci stasera o stanotte, complice la mia immobilità per scelta. Io sono noi. Mi piace pensarla così, almeno fin quando tu, zanzara piena del mio sangue, volerai fuori dal mio cono di luce e ti farai accogliere dal buio.

Inizio ad avere fame. Per non parlare della sete. È complicato quando non puoi muoverti e nessuno può ascoltarti.

Io mi sto perdendo in questa quiete, temo di addormentarmi. Se mi addormento però perdo il filo. Il mio filo, i tuoi fili. I tuoi sono funzionali, il mio non lo so. I tuoi ti legano a questo mondo, il mio probabilmente ti comprerà un biglietto senza ritorno per il nulla o il tutto, chissà. Sto cedendo, le forze se ne stanno andando. Lotto con minor foga. Perdonami se non sono lì e se non sono neppure più qui.

Mi sento leggera in quello spazio emotivo semincosciente che precede il sonno. Il torpore mi conduce dove sono stata molte altre volte, ma non riconosco i luoghi. Non riesco a dargli un nome. È una sensazione indefinibile, una paralisi mentale. Vorrei muovermi ma non ci riesco. Forse questo è l’attimo nel quale ti sono più simile. Prima avevo deciso deliberatamente di non muovermi, adesso invece non ci riesco proprio. Non riesco a gridare, non riesco a piangere e non riesco a dormire. Sto qui sospesa su un qualcosa che ha fatto parte della mia vita, ma che non riconosco più. Mi vedo dall’alto come se il mio grande occhio inquisitore si fosse staccato da me per giudicarmi, per cogliermi in fallo. Di fatti mi vedo sdraiata, incapace, perdere la lotta con il sonno, quel sonno che non voglio perché mi toglie tempo per pensare a te, che sei parte del mio groviglio nello stomaco. A te che sei cresciuto dentro il mio cuore come in una sorta di gravidanza e sei nato amore che mi leva il sonno. Ogni sera che non potrò dormire e non potrò stare sveglia sarò te, te come sei adesso, te dopo essere caduto fuori dalla tua vita.

esci

Nell'ombra delle donne

Simona Polimene

nell'ombra delle donne
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Una donna messa davanti a una scelta impossibile affronta un crudele destino, una ragazzina alla ricerca della propria identità si catapulta nel mondo degli adulti in una sola estate, una manager in carriera vive nell'ombra del passato, una donna riflette sull'evoluzione dell'amore, una stalker non accetta il rifiuto dell'uomo che ama, una moglie anestetizzata dalla routine trova riscatto nell'infedeltà e la depressa “pescatrice di perle” sguazza negli abissi della propria anima.

Sette donne che si ritraggono con il cuore in mano, sette soliste che ci accompagnano attraverso un universo femminile complesso e talvolta disperato.

Donne mancanti di un pezzo, di un frammento che spesso riaffiora tra le righe di ogni storia. Chi sceglie di restare, chi di cambiare, chi di lasciar andare, chi di lasciarsi andare e chi sceglie di voler restare uguale, insomma, donne determinate che scelgono in un mondo veloce e indifferente che non lascia spazio a chi non sa scegliere.

L'autrice

polimene

Simona Polimene nasce a Empoli nel 1973 ed è attualmente residente nel comune di Vinci, paese natio del genio Leonardo da Vinci. Vive con il marito Mirko e la figlioletta Sofia.
Diplomata all'istituto Enriques di Castelfiorentino, per anni svolge l'attività di pubblicitaria ed organizzatrice di eventi.
Da qualche tempo ha deciso di dedicarsi con costanza alla scrittura, sua passione da sempre.
Personalità eclettica, dinamica, versatile, frizzante, naturalmente predisposta al contatto con il pubblico, la toscana autrice si contraddistingue per la sagace ironia tipica dei Toscani DOC capace di far sorridere e riflettere.

Il suo sito web


Perché l'abbiamo scelto

Simona Polimene riesce a disegnare, con poche e precise pennellate, il ritratto di sette donne, regalandoci altrettanti racconti che scavano, goccia a goccia, dentro le loro menti, mostrandocele alle prese con qualcosa che le turba, qualcosa che cambia radicalmente il loro punto di vista sulla vita e su loro stesse.

Un ottimo esempio di autopubblicazione professionale, sia nella forma, sia nello stile efficace e diretto. Una lettura interessante che sa coinvolgere il lettore anche nella brevità della sua forma: i pensieri e le situazioni si svelano poco a poco e il finale riesce sempre a sorprendere, colpendo dritto nel segno e aprendo nuove prospettive.