le domande degli scrittori

Così parlò l’aspirante self publisher

La parola ai nostri autori


articolo di
Andrea Micalone

Inizia oggi la mia collaborazione con il nuovo Blog di Extravergine d’autore e non posso che ringraziare lo staff che mi ha proposto questa opportunità. Approfitterò di questo spazio per spiegare agli aspiranti scrittori self publisher (e a quelli alle prima armi) cosa significa scrivere un libro e autopubblicarlo.

Ovviamente è d’obbligo fare una premessa. Nel campo della scrittura le verità assolute non esistono e nel corso del tempo le regole vengono costantemente stravolte. Il modo in cui affronterò gli argomenti si fonda pertanto sul mio punto di vista personalissimo che non ha pretese di perfezione, ma che può essere utile a chi è entrato da poco in questo enorme oceano di scribacchini.

In questo primo articolo non affronterò un argomento singolo, come invece ho intenzione di fare in futuro. Inizio invece prendendo di petto tutte quelle frasi che ho udito nell’arco dei miei ultimi quattro anni: frasi dette da self publisher o aspiranti tali. Simili parole, a mio parere, vanno a identificare da subito gravi errori, oppure una scarsa predisposizione alla scrittura. Se dunque le ritrovate in voi e le ripetete spesso, dovrete superare al più presto simili problemi, oppure (a mio parere) non siete adatti a questo tipo di attività.

Cominciamo!

1 – “Ho cominciato a scrivere il mio primo libro e sto pensando di autopubblicarlo.”

Se si è appena cominciato a scrivere un primo libro, l’idea di pubblicarlo (in forma classica o da self publisher) deve essere l’ultimo dei vostri problemi. Un ragazzino che si è appena iscritto al liceo artistico non ha certo la presunzione di mettere in piedi delle mostre d’arte, e la stessa cosa vale per ogni arte e per ogni essere umano. Se avete appena iniziato a scrivere il vostro primo libro, lasciate perdere la pubblicazione e pensate a imparare a scrivere. Il fatto che alla fine vi ritroverete con duecento pagine colme di parole non significa che siete già degli scrittori. Più a lungo avrete dubbi sui vostri scritti, più a lungo ci lavorerete sopra, e più sarà probabile che quello che state facendo possa diventare qualcosa di decente.

2 – “Ho scritto il libro, ora mi autopubblicherò. Prima però devo scrivere la sinossi e la quarta di copertina, ma non so come fare. In queste cose sono una frana.”

Anche questa è un’affermazione che ho sentito tante di quelle volte da fare spavento. Avete intenzione di diventare scrittori e non sapete mettere in piedi quattro righe di riassunto sul vostro libro? Vi rendete conto che ciò non ha senso? È come se Leonardo avesse detto: “ho finito la Gioconda, ma adesso mi hanno chiesto uno schizzo per far capire la posizione che occupa la figura umana nel quadro. Non so come fare.”

3 – “Per la preparazione al mio libro sto vedendo un mare di film. No, libri invece non ne sto leggendo. Sinceramente non amo molto leggere.”

Per quanto possa apparire incredibile, questo è un altro discorso che ho udito troppe volte. Ebbene, vedere tante storie in formato cinematografico può aiutare, ma il cinema è un’altra forma d’arte. Il romanzo e il racconto sono universi ben diversi da quelli delle arti audiovisive, e se non amate leggere, difficilmente sarete buoni scrittori. Finirete per scrivere pseudo-sceneggiature (colme di azione, colme di dialoghi), ma prive di “natura libresca”. Avrebbe senso dichiararsi cuochi se si mangiano soltanto hamburger?

4 – “Scrivo un romanzo così guadagnerò un po’ di soldi facili.”

Soldi facili? Con un romanzo? Chiudete bottega e trovatevi un lavoro serio. Se pensate di diventare ricchi con un romanzo, evidentemente avete una conoscenza molto scarsa del mondo editoriale. Le persone che riescono ad arricchirsi con i romanzi si contano sulla punta delle dita. Trovate un’altra ragione per scrivere, altrimenti lasciate perdere. (Per quanto riguarda i saggi e i libri divulgativi invece non sono esperto e dunque non mi esprimo. Certo è che se volete scrivere un saggio, dovrete trattare un argomento che conoscete come le vostre tasche.)

5 – “Sono un self publisher perché il mondo dell’editoria è dominato dalle forze del male, dall’Impero del Lato Oscuro e dalla lobby degli stampatori massoni. Lì mi odiano tutti, nonostante io abbia scritto un capolavoro immortale.”

Cavolate. I grandi editori non sanno neanche come vi chiamate. Se non vi guardano, è perché il vostro libro fa pietà. Se poi riuscirete a vendere un discreto numero di copie potrebbero interessarsi a voi, ma non sperateci troppo. Pensate a migliorarvi nella scrittura, piuttosto che a perdere tempo a parlar male di chi non conoscete neanche.

6 – “Perché nella classifica Amazon vedo ai primi posti sempre i soliti noti? Evidentemente è in atto un complotto.”

Altra montagna di cavolate. In classifica c’è chi vende tanto, e se il nostro libro non si trova lì, è perché vende poco. Consolatevi: anche Verga si lamentava del fatto che i suoi “Malavoglia” vendevano poco. Se il vostro libro è un capolavoro, fra cinquant’anni qualcuno se ne accorgerà. Non avete tempo né pazienza per aspettare? Allora lasciate perdere la scrittura.

7 – “Devo migliorarmi nella scrittura e autopubblicarmi in maniera professionale. Il mio libro dovrà essere un prodotto corretto e piacevole sotto ogni punto di vista.”

Purtroppo questa frase l’ho sentita molto di rado, ma chi la dice, guarda caso, è sempre tra i self publisher di maggior successo. Dal prossimo articolo inizierò a spiegarvi come (sempre a parer mio) si può tentare di arrivare a questo immane obiettivo.

3 thoughts on “Così parlò l’aspirante self publisher

  • Roberto Bonfanti

    Ottimo articolo, il punto 7 sarebbe da incorniciare e appoggiare sul tavolo, accanto al pc.

  • Andrew Next

    Bello, da 1 a 6 mi son sempre comportato al contrario (leggo moltissimo, studio, mi aggiorno), per l’ultimo punto ho ingaggiato un editor e mi sta dando un aiuto impareggiabile nel migliorare il mio libro e, giocoforza, il mio stile, le mie tecniche…
    Ci sarebbe una frase che pure andrebbe aggiunta a queste:
    “Viaggiare? Si certo, una settimana… pure due, in crociera e al villaggio vacanze”.
    Organizzati perbene e trascorri almeno un mesetto, pure due, in un altro paese: scoprilo, parla con la gente, annusa, tocca, assaggia… ubriaca tutti i tuoi sensi (che sono più di 5) con una realtà ben diversa da quella a cui sei abituato. Ripeti l’esperienza, se possibile, una volta l’anno. Gli effetti sulla scrittura sono straordinari.

    • Andrea Micalone

      Ti ringrazio del tuo commento 🙂
      Sì, senza dubbio la vicinanza di un editor professionista è forse il modo migliore per migliorarsi nella scrittura. Ne parlerò negli articoli futuri.
      Per quanto riguarda il viaggiare mi trovi anche d’accordo. Le esperienze di vita sono il materiale principale su cui deve lavorare uno scrittore, perciò maggiori saranno, maggiore sarà la quantità di materiale.

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